Agricoltori in rivolta anche in Irlanda. Il bestiame va abbattuto del 40% per ridurre la CO2

Le regole folli dei governi stanno massacrando interi settori. Migliaia di agricoltori rischiano il fallimento. Dopo l’Olanda, anche in Irlanda, gli allenatori e i fattori scendono in piazza per protestare.

L’Irlanda ha 7,3 milioni di capi di bestiame, molto più degli esseri umani, e ha una lunga storia con la specie. L’agricoltura ha dominato l’economia irlandese fino al XX secolo.

Le 135.000 aziende agricole del paese producono il 37,5% delle emissioni nazionali. Questa è la quota più alta nell’Unione europea. La maggior parte proviene dal metano emesso dalle mucche, dal loro sterco e dal ruttare e avvolgere dai ruminanti.

Gli agricoltori ei loro alleati hanno accusato il governo di coalizione, che include il Partito dei Verdi, di fare da capro espiatorio alle campagne e di lasciare agli agricoltori poca scelta se non quella di ridurre le mandrie. Finora non ci sono state proteste violente in Irlanda, come tra gli agricoltori olandesi.

Fino a poco tempo, il governo irlandese incoraggiava i produttori lattiero-caseari ad espandersi per sfruttare al massimo le quote latte dell’UE. Gli agricoltori hanno investito in nuove attrezzature e la mandria da latte è cresciuta di quasi la metà negli ultimi dieci anni. Burro, formaggio e altri prodotti irlandesi, il 90% dei quali esportati, hanno riempito gli scaffali dei supermercati di tutto il mondo.

“Abbiamo parlato solo di ciò che i prodotti lattiero-caseari potrebbero apportare all’economia e alla società e abbiamo fatto del nostro meglio per questo. Ora è il capro espiatorio”, ha affermato Pat McCormack, capo della Irish Creamery Milk Suppliers Association.

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