Italiani senza soldi per le bollette: il 42,9% dei guadagni se ne va in consumi fissi

Uno dei riflessi più duri dell’attuale, difficile, congiuntura, sarà la crescita della quota di spesa per carburanti, energia e gas. Nella media del 2022 raggiungerà il 9,7%, un valore mai registrato prima. Con riferimento all’intero comparto delle spese obbligate, nel 2022 si sfiorerebbe il 43%, anche in questo caso un valore del tutto nuovo nella storia economica del Paese. Ciò avrà l’effetto di comprimere la spesa su molte aree delle spese libere, svuotando i consumi di una rilevante frazione di benessere economico, con la conseguenza, a sua volta, di mettere in discussione il clima di fiducia attuale e prospettico. Sta già accadendo.

I prezzi dei consumi obbligati nel 2022 evidenziano una crescita eccezionale, enfatizzata dagli effetti degli eventi bellici.

All’interno delle spese obbligate un ruolo preponderante è svolto da quelle relative all’abitazione a cui vengono destinati – tra affitti reali ed imputati, manutenzione, energia, acqua, smaltimento rifiuti – oltre 4.713 euro a persona. In valore ciò rappresenta quasi un quarto delle spese complessivamente destinate ai consumi. Nel 1995, a questa funzione veniva destinato il 18% dei consumi a valore.

Fino a maggio, i comportamenti delle famiglie non sembravano risentire in pieno della fiammata inflazionistica. Presto l’effetto dei maggiori prezzi sul reddito reale e sul potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida si farà vedere. A giugno, infatti, la fiducia delle famiglie, in tutte le sue componenti, ha mostrato un forte calo, dopo la riduzione di quasi 50mila occupati osservata a maggio.

Come detto, le spese obbligate sono destinate ad incrementare la loro quota dentro il budget delle famiglie; ne soffriranno, di conseguenza, i consumi liberi che in molti casi sono ben lontani dall’avere recuperato i livelli pre-pandemici.

Vi è il rischio che quanto si temeva per la prima parte del 2022 sia solo rimandato alla seconda parte, in particolare dal prossimo mese di settembre quando, finito l’effetto delle vacanze estive, si tornerà a fare i conti con i costi dell’inflazione.

Il desiderio di ritorno alla normalità sta sostenendo, in questa prima parte dell’anno, i consumi delle famiglie con alcuni comparti in forte recupero – come il turismo e l’area della convivialità e del tempo libero – ma ci sono settori che ancora stentano, come l’automotive e l’abbigliamento. Un quadro che rischia un forte rallentamento, soprattutto dopo l’estate, a causa dell’impatto sul potere di acquisto delle famiglie dell’inflazione (prevista intorno al 7% nel 2022), degli aumenti dell’energia e delle spese obbligate; queste ultime, infatti, nel 2022 raggiungono la quota record del 42,9% sul totale dei consumi, il valore più alto di sempre, con un incremento dell’incidenza di 6,3 punti dal 1995 ad oggi; su un totale consumi all’anno di oltre 19mila euro pro capite, per le spese obbligate se ne vanno 8.154 euro (+152€ rispetto all’anno scorso), tra queste spese, la quota principale è rappresentata dalla voce abitazione (4.713 euro) ma il contributo maggiore all’incremento complessivo viene dall’aggregato energia, gas e carburanti (1.854 euro) che, nella media del 2022, raggiunge un’incidenza sul totale consumi del 9,7%, valore mai registrato prima; questo avrà l’effetto di comprimere la spesa su molte aree delle spese libere con il rischio di deteriorare il clima di fiducia attuale e prospettico.

Cosa succederà?

Oggi appare più verosimile lo scenario peggiore, quello che indica un’inflazione superiore al 7% per l’anno in corso e al 5,4% per l’anno prossimo. E, si noti bene, la variazione dei prezzi al consumo stimata per il 2023 sarebbe tutto frutto del trascinamento perché anche in questa terza ipotesi si immaginano shock nulli da gennaio prossimo in poi. L’esercizio chiarisce, quindi, la forte dipendenza della variazione dei prezzi al consumo dalla eventuale persistenza degli impulsi sui prezzi delle materie prime energetiche, nonché l’importanza dell’eredità già comunque acquisita e incorporata nel livello dell’indice dei prezzi maturato fino a giugno 2022.

Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2022.

Le spese obbligate

L’aggiornamento al 2022 della scomposizione dei consumi delle famiglie tra spese obbligate e spese commercializzabili, rappresentato dalla figura 1, pur continuando ad essere influenzato da quanto accaduto dalla primavera del 2020, risente in misura significativa della ripresa dell’inflazione che colpisce in modo profondamente eterogeneo le varie categorie di spesa. Ovviamente, le spese obbligate, attraverso la dimensione dei prezzi dell’energia, sono le più colpite. Raggiungono quasi il 43% di quota sul totale consumi (inclusi gli affitti), un valore mai osservato prima.

Rispetto a un valore strutturale del 39-40%, lo scarto attualmente registrato è abnorme. Questa differenza può essere attribuita per la metà – circa 1,5 punti percentuali – a elettricità, luce e gas la cui incidenza è salita al 9,7% .

Per converso, nel 2022, rispetto al 2019, si riassorbono quasi del tutto le oscillazioni sui beni commercializzabili, mentre i servizi devono ancora ritrovare un valore di equilibrio.

In termini di spesa reale pro capite, espressa a prezzi 2022, le famiglie destinano 8.154 euro per sostenere le spese incluse nell’area dei consumi obbligati. La decisa accelerazione dei prezzi registrata dalla metà del 2021 ha colpito essenzialmente le voci incluse tra le spese obbligate (tab. 2), determinando un innalzamento dell’incidenza delle stesse di mezzo punto percentuale rispetto al 2021 portandole a rappresentare il 42,9% del totale.

All’interno delle spese obbligate un ruolo preponderante è svolto da quelle relative all’abitazione a cui vengono destinati – tra affitti, manutenzione, energia, acqua, smaltimento rifiuti – oltre 4.713 euro a persona. In valore ciò rappresenta quasi un quarto delle spese complessivamente destinate ai consumi. Nel 1995, a questa funzione veniva destinato il 18% dei consumi a valore.

Per quanto riguarda le spese obbligate legate alla mobilità – assicurazioni, carburanti e manutenzione dei mezzi di trasporto – dopo la decisa riduzione registrata nel 2020, per il 2022 si stima il ritorno ai livelli di consumo pre pandemici (1.899 euro per abitante ai prezzi del 2022).

Sui capitoli abitazione e mobilità un ruolo preponderante nelle dinamiche a valore dell’ultimo periodo è stato svolto dagli energetici (regolamentati e non). Considerando solo l’energia e i carburanti si evince che a fronte di un aumento limitato del dato a prezzi costanti (36 euro), rappresentativo delle quantità, l’incidenza è salita in un solo anno di due punti percentuali arrivando al 9,7%, valore mai raggiunto finora. Più modesti appaio i movimenti del complesso dell’area destinata alle spese per la salute ed alle altre spese obbligate.

Le quote percentuali indicate nella sezione inferiore della tabella 1 riflettono non solo quanto accaduto in termini di volumi, ma anche, e nel 2022 soprattutto, l’evoluzione dei prezzi nel corso del tempo (tab. 2 e fig. 2).

I prezzi dei consumi obbligati nel 2022 evidenziano una crescita eccezionale, enfatizzata dagli effetti degli eventi bellici. Fatto 100 ciascun indice di prezzo nel 1995, nel 2022 si stima che il prezzo medio ponderato delle spese obbligate raggiunga un valore pari a 203,9 a fronte di 168,7 per il complesso dei consumi. I beni e i servizi commercializzabili presentano dinamiche attorno alla metà rispetto a quelle delle spese obbligate.

La tendenza, seppure enfatizzata nell’ultimo biennio, è di lungo periodo ed ha radici profonde. I prezzi di molte delle spese che confluiscono nell’aggregato degli obbligati si formano sovente in regimi regolamentati e, comunque, in mercati scarsamente liberalizzati. Ciò si è riflesso in una perdurante pressione inflazionistica che ha sottratto risorse ai consumi che meglio rappresentano i gusti e le scelte delle famiglie.

È auspicabile che, anche nell’attuazione del PNRR, attraverso la realizzazione di un ampio programma di riforme, vengano rimosse, almeno in parte, le strozzature ancora presenti in questi mercati, così da riportare l’inflazione dei beni e servizi obbligati più in linea con le dinamiche osservate per i commercializzabili, dopo il riassorbimento dello shock sui costi dell’energia.

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