Negato l’accesso ai rapporti di sicurezza dei vaccini. Due associazioni querelano l’Aifa

Sembra una storia di ordinaria burocrazia, ma non lo è. Qui si tratta della vita di milioni di persone in Italia, miliardi nel mondo.

Se i vaccini sono autorizzati per uso sperimentale, come nel caso dei vaccini Covid, devono essere fatti dei rapporti di sicurezza periodici dalle autorità sanitarie. Hanno chiesto l’accesso a questi documenti l’associazione IDU, Istanza Diritti Umani Piemonte, Liguria & Val d’Aosta e dell’associazione DUS, Diritti umani e salute.

La risposta è stata NO, non si possono vedere. Non si tratta di burocrazia, ma della sicurezza di tutti noi, di tutti coloro che seguendo le indicazioni del governo si sono fatti vaccinare.

Le associazioni vogliono sapere se l’autorizzazione condizionata con cui sono stati messi in commercio i vaccini anti-covid sia effettivamente coadiuvata da documentazione. Una questione fondamentale dal punto di vista anche solo medico scientifico.

I vaccini sono stati messi in commercio grazie alla CMA, una autorizzazione condizionata, uno strumento normativo specifico dell’Unione Europea che permette la rapida messa a disposizione di medicinali da utilizzare in situazioni di emergenza, ma una volta dato l’ok bisogna fare vigilanza e capire cosa succede alle persone che hanno preso questi farmaci. A questo servono i rapporti di sicurezza intermedi, a cui è stato chiesto e negato l’accesso dall’EMA per tutta Europa, dall’AIFA per l’Italia. L’iter normativo prevede che le aziende produttrici dei vaccini debbano depositare presso l’Agenzia Italiana del Farmaco una serie di Rapporti Intermedi di Sicurezza: da gennaio 2021 fino a dicembre 2023. È anche previsto un primo Rapporto periodico di aggiornamento per la sicurezza, da consegnare all’AIFA entro sei mesi dalla messa in commercio.

AIFA sostiene che i documenti sono dati privati delle case farmaceutiche e il ministero della Salute risponde di non averli, di chiedere all’EMA. EMA non avrebbe individuato “nessun interesse pubblico prevalente che giustifichi la divulgazione dei documenti richiesti e che prevalga sulla tutela dell’interesse sopra individuato”.

Dopo queste risposte è partita la querela all’Aifa.

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