Il livello di istruzione alza anche l’aspettativa di vita. Lo certifica l’Istat

La morte è una livella che non guarda in faccia a nessuno, ma la classe sociale di appartenenza e il livello di istruzione può spiare un po’ più avanti l’aspettativa di vita.

L’Italia è storicamente uno dei paesi più longevi al mondo e con diseguaglianze sociali nella mortalità tra le più basse in Europa. Tuttavia, sul territorio e in relazione al livello dI istruzione (che approssima le condizioni economiche e gli strumenti cognitivi disponibili per la propria salute) e al genere, si riscontrano differenze significative in termini di speranza di vita.

A 25 anni d’età, gli uomini con basso livello dI istruzione hanno circa 3,6 anni di speranza di vita media residua in meno rispetto ai coetanei con un livello di istruzione alto (rispettivamente 55,1 e 58,7 anni); le medesime differenze, ancorché minori, si riscontrano per le donne, con 2,2 anni di vita in meno (60,1 e 62,3 anni).

Tali diseguaglianze si osservano in tutte le regioni italiane. Tra le regioni più longeve e differenziali sociali nella salute più contenuti, ci sono Umbria, Marche, Emilia-Romagna e la provincia autonoma di Bolzano. Viceversa, diseguaglianze nella sopravvivenza particolarmente pronunciate sono presenti in alcune aree del Sud dove verosimilmente agli effetti del minore livello di istruzione si aggiungono gli svantaggi di un contesto più povero di opportunità e di servizi.

Le diseguaglianze si sono amplificate con il Covid.

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