Le strategie messe in atto contro chi protesta contro il green pass

Ve ne siete accorti? C’è in atto una vera e propria campagna mediatica.

Le strategie adottate sono tante e non tutte corrette. La più brutta è puntare il dito verso chi ha “infettato” un famigliare, tanto più cattiva quanto la persona in questione è un minorenne. Una violenza comunicativa estrema e meschina.

La più banale, e copiata direttamente dalle strategie aziendali, è sommergere con notizie a favore della campagna di vaccinazione le voci contrarie. Non c’è nulla di male, ma quando si esagera si scopre il gioco, anche ai non addetti ai lavori.

Nelle interviste, quando non si sa più cosa dire per sostenere la posizione del governo, capita, ed è brutto, che si cambi bruscamente argomento e alla fine si passi ad attacchi personali. Le persone che non sono d’accordo in pieno con la strategia vaccinale sono ignoranti e sono loro il vero cancro della società, sicuramente vittime di fake news, pericolose e per questo da combattere. E questo sì è davvero scorretto. Si cammina su un filo sottile per non incorrere in querele, da veri professionisti dell’informazione.

Da bravi pubblicitari si vive di slogan. Si fa finta che chi è contrario alle restrizioni sia ugualmente contrario alle vaccinazioni. Si dice che la vera libertà è il vaccino, non il fatto di potersi muovere o andare ovunque. Sono vere entrambe le cose, ma una non dovrebbe cancellare l’altra.

Si sminuiscono le piazze, si punta il dito sul fatto che molte manifestazioni non siano state autorizzate, che ci siano sempre meno persone, ignorando, quando accade l’esatto contrario. Per poi passare a minacciare di multare chi partecipa. Un modo di agire, questo, che si è già rilevato efficace in passato, soprattutto verso i più deboli economicamente.

Qualcuno ipotizza che protestare sia sinonimo di ignoranza.

Si dà una colorazione a queste manifestazioni di piazza, se partecipa un qualche parlamentare allora c’è quel pensiero politico sottostante.

Si enfatizzano le cadute di tono, che inevitabilmente ci sono in ogni protesta.

Si divide la popolazione, mettendo, una alla volta, una categoria contro il resto del mondo. Fatto passare l’obbligo per alcune persone sarà più facile farlo passare ad altre. Si mettono i ristoratori contro gli albergatori, o contro i gestori di discoteche, di volta in volta. Per tutti ci saranno perdite di fatturato, ma questo non si dice. Dividi et impera, dicevano i latini.

Si enfatizzano tutte le notizie che aiutano a creare un clima di terrore: aumentano i contagi in questo o quel paese, per poi non parlarne più, o molto poco, quando diminuiscono.

Si dà il minor spazio possibile alle voci del dissenso, e alle notizie che non tirano l’acqua al pensiero dominante del momento, sperando, in questo modo, di cancellarle; di far sentire sole le persone che non seguono il pensiero dominante, sperando che l’isolamento cancelli automaticamente anche il pensiero sottostante.

In definitiva si sminuisce, si ridicolizza, si accusa di raccontare cose non vere, per poi passare agli attacchi personali, pur di difendere la “religione” del momento.

Queste poche parole non sono né pro né contro il vaccino, prendono atto di una situazione di fatto, di quello che sta accadendo nella comunicazione pubblica italiana. E’ un atto di onestà intellettuale, per evidenziare, se ancora ce ne fosse bisogno, alcuni giochi comunicativi che vengono messi in atto.

Ognuno, in privato, tragga le proprie conclusioni.

 

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