Alla Slovenia la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione Europea

Da domani, 1 luglio, e fino al 31 dicembre, la Slovenia assume la presidenza semestrale di turno del Consiglio dell’Unione Europea, raccogliendo il testimone dal Portogallo e sedendo sullo scranno per la seconda volta dalla sua adesione all’Ue. «La Presidenza è un’opportunità per rafforzare l’integrazione all’interno dell’Ue e delle sue istituzioni e per orientare lo sviluppo verso una comunità innovativa e creativa basata sullo sviluppo sostenibile», ha dichiarato il ministro sloveno degli Esteri, Anze Logar, chiarendo le priorità della presidenza, che sarà contraddistinta dallo slogan “Together. Resilient. Europe”.

Come riportato dall’Ansa, la presidenza slovena si fonderà su quattro pilastri: Resilienza, ripresa e autonomia strategica dell’Unione Europea; Conferenza sul futuro dell’Europa; Unione dello stile di vita europeo, dello stato di diritto e di criteri di uguaglianza per tutti; Unione europea credibile e sicura, in grado di garantire sicurezza e stabilità nel suo vicinato.

In occasione del cambio di presidenza, è da registrare il commento di Gonzalo Vargas Llosa, rappresentante Unhcr (l’agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati) per gli affari UE, Belgio, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi.

«Assumendo la Presidenza dell’Unione Europea, la Slovenia può cogliere un’importante opportunità per assicurare una migliore protezione per i rifugiati, tanto in seno all’Ue quanto nel mondo. A partire dai progressi compiuti sotto il precedente mandato portoghese, tra cui l’avanzamento dei lavori volti a istituire un’Agenzia Ue per l’Asilo, l’Unhcr auspica che la presidenza slovena in procinto di insediarsi continui a costruire ponti e a esplorare ogni possibilità di negoziare accordi in relazione al nuovo Patto Ue su migrazioni e asilo -dice Gonzalo Vargas Llosa-. Conseguire tali obiettivi è di vitale importanza per interrompere anni di stallo in materia di asilo nell’Ue e, finalmente, introdurre un sistema che sia davvero comune e sostenibile. Un sistema che rispetti la dignità umana, capace di assicurare protezione in tempi rapidi ai rifugiati: donne, bambini e uomini in fuga da guerre, violenze e persecuzioni orribili. E un sistema che sia equo, parimenti efficiente in tutti i Paesi dell’Ue, chiamati alla condivisione di responsabilità nei confronti dei rifugiati, nello spirito dell’Unione e dei valori su cui si fonda».

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