Trasfusioni di sangue e vaccini: “chi sa deve parlare”, l’invito di Raffaella Regoli

“Mi sto occupando delle trasfusioni con sangue da donatori non vaccinati da un po’. Tuttavia, a differenza di chi fa l’influencer, il giornalismo, secondo me, si fa sul campo e con le prove; altrimenti non si chiama giornalismo.

Quando vai sul campo, ti rendi conto che sono sempre da sola, e questo deve avere un motivo. Sono una gatekeeper, ma sono sempre sola, mentre gli altri non ci sono mai.

Occorre sapere il sangue, come è stato raccolto, se viene dirottato in una forma rispetto a un’altra”, spiega Raffaella Regoli a Rastignano (BO) nell’incontro dialogo a due con il dottor Giovanni Frajese.

“Mio figlio è donatore e, devo dire, quando ha fatto la donazione non gli hanno chiesto se era vaccinato o meno. Tuttavia, è possibile che loro abbiano delle schede. La realtà è che ho una bellissima email, che si chiama rfl.regoli@gmail.com.

Chi sa deve parlare. Parliamoci chiaro, altrimenti io non posso fare nulla, perché tutte le affermazioni devono essere supportate da prove.

Se oggi vado in un ospedale, qualsiasi ospedale d’Italia, e voglio donare il sangue, non metteranno quello che hai donato tu, ma quello che hanno di scorta. Mettetevelo in testa: è sempre stato così, non c’entra nulla se si è vaccinati o meno, potete anche chiedere, ma anche se tu vai e dici ‘voglio donare il sangue del mio stesso gruppo sanguigno di mio figlio’, non te lo faranno fare. Questo per chiarire perché non hanno utilizzato quel sacco. E poi, che cosa hanno fatto con quelle sacche? Ripeto, facciamo la stessa cosa adesso.

Chi sa deve parlare, deve fare il suo lavoro, denunciare, filmare, e io poi posso fare qualsiasi cosa, ma abbiamo bisogno di chi lavora all’Alis, di chi è negli ospedali, di chi è in alto. Quindi è un invito”, conclude la Regoli.