Durante la pandemia di Covid-19, l’adozione di protocolli clinici controversi e spesso dannosi ha avuto conseguenze tragiche. Giuseppe Barbaro ha dichiarato al convegno No Agenda 2023, che si è svolto a Roma lo scorso giugno che i trattamenti domiciliari precoci, come l’uso di plasma iperimmune, si sono rivelati efficaci nel ridurre la pressione ospedaliera e la mortalità fino al 90%. Tuttavia, queste terapie “sono state negate a favore di una circolare ministeriale che prevedeva l’uso di tachipirina e la “vigile attesa” in aperta violazione degli articoli 13 e 15 del codice deontologico medico”
La circolare ministeriale per Barbaro “è stata responsabile di una aumentata mortalità ospedaliera, la quale è stata ulteriormente incrementata da protocolli criminali di terapia intensiva che prevedevano la sedazione dei pazienti con midazolam e morfina”.
Cosa succedeva? “I pazienti entravano con una saturazione non normale anche per cause indipendenti dall’infezione del SARS-CoV-2 che veniva aggravata con l’inibizione del centro respiratorio da parte di midazolan e morfina quando venivano intubati con ossigeno ad alti flussi, determinandone la morte.
Un buon 70-80% delle morti ospedaliere sono state iatrogene indotte da questo tipo di malpractice (negligenze). Del resto la mancanza di autopsie non permetterà di definirne esattamente la natura, però lo possiamo sinceramente sospettare sulla base di questi protocolli che sono assolutamente antiscientifici e criminali”.
I medici “hanno violato palesemente il codice deontologico a favore di imposizioni politiche, oltre che, ovviamente, di interessi finanziari personali. Ciò ha portato, a fronte di una malgestione sia della pandemia che della campagna vaccinale a una perdita progressiva di fiducia del paziente nei confronti del medico”
Un ulteriore problema serio è stato rappresentato dalla gestione della campagna vaccinale. Barbaro critica la somministrazione del vaccino, definito un farmaco sperimentale che produceva una proteina tossica, la spike, senza dati sufficienti sulla genotossicità e teratogenicità. Non è stato applicato il principio di precauzione e si è adottato un regime di farmacovigilanza passiva.
In violazione dell’articolo 32 del codice deontologico, la somministrazione del vaccino è stata prioritaria per i soggetti fragili, nonostante l’EMA avesse già evidenziato la mancanza di dati clinici per questa categoria. La concentrazione del 90% degli eventi avversi nei fragili e nei soggetti sani ha dimostrato l’erroneità di queste scelte. La somministrazione ai guariti, che avevano già sviluppato l’immunità naturale, è stata altrettanto innaturale e contraria ai principi fondamentali della microbiologia e dell’immunologia.
La fiducia nei medici “deve essere ripristinata, ma questo deve essere fatto anche attraverso una discontinuità, cioè attraverso un rinnovamento dei consigli direttivi dell’ordine che riportino in prima luce stato definito da Ippocrate 2.500 anni fa e che certamente sulla base della libertà, l’indipendenza, la tutela della vita e delle persone, non era certamente a quell’epoca, parliamo del IV secolo a.C., legato ai vincoli politici o teologici, parliamo prima della nascita di Cristo, in cui si diceva che nessun medico nella sua indipendenza era autorizzato a somministrare un farmaco che poteva, anche a richiesta del paziente, causargli danni”
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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