Schedati perché putiniani: rivolta di intellettuali e giornalisti

Schedati perché filo Putin, chi non si allinea alla narrazione prevalente sulla guerra viene schedato. Dopo il Covid ci si prova anche con la guerra, ma i giornalisti, finalmente, questa volta non ci stanno. Vediamo assieme alcune delle reazioni di giornalisti, intellettuali e politici.

Mario Giordano a L’aria che Tira: “Mi preoccupa questa piega che si sta prendendo. La democrazia si difende rimanendo democrazia. Credo che la democrazia non si difenda facendo liste di proscrizione contro chi esprime una posizione diversa, fosse anche putiniano, perché in una democrazia c’è la libertà di dichiararsi anche putiniani, anche sostenitori di Kim Jong-Un il nord-coreano, probabilmente se si è sbattuta la testa. I casi sono due. O c’è una lista fatta dai Servizi Segreti e passata al Copasir di persone, che non hanno commesso reati ma che la pensano in un certo modo, ed è una cosa gravissima, o il principale quotidiano italiano ha fatto la più grande fake news. Non si scappa in entrambi i casi è una cosa grave la pubblicazioni delle foto. È una cosa grave. Siamo orgogliosi di essere in democrazia perché questa non si difende indagando le persone in base alle loro idee, se commettono un reato sì”.

Marco Travaglio: “Questa roba qua ricorda i dossieraggi del Sifar del generale Di Lorenzo degli anni ‘60, le schedature alla Fiat con il credo politico dei dipendenti negli anni ’70, le schedature di Pio Pompa nel Sismi del generale Pollari negli anni 2000 e della Security Telecom di Giuliano Tavaroli negli stessi anni e dagli stessi fornitori. Le ricordo in modo particolare perché c’ero in entrambi gli schedari. All’epoca si schedavano gli anti-berlusconiani, prima i comunisti, adesso si schedano i putiniani e i critici del governo Draghi”, ha detto nella puntata del 7 giugno di Otto e mezzo. “Non c’è nessun allarme dei servizi, visto che questo sarebbe comunicato dai servizi. C’è un articolo con nove fot osegnaletiche , questo sarebbe l’allarme dei servizi? Questo è un giornale che parla di un’inchiesta del Copasir che avrebbe ricevuto materiale dai servizi segreti su presunti putiniani e il giorno dopo viene smentito dal presidente del Copasir, che dice di non possedere quell’elenco e di aver ricevuto un rapporto il giorno dopo l’uscita di questa roba qua”.

Tomaso Montanari, storico dell’arte e accademico, ospite a “Otto e mezzo”: “Le liste di proscrizione sono un pessimo segnale. Se mi avessero inserito tra i putiniani, li avrei querelati”.

Piero Sansonetti a Stasera Italia si chiede: “Abbiamo una struttura che si dovrebbe occupare dei servizi segreti e invece si occupa di vedere se i giornalisti scrivono la verità?”

Giovanna Magli: “Lo scoop del Corriere della Sera? “Inesistente. Se sei un giornale schierato dall’altra parte non è un modo corretto di fare informazione. Cosa cavolo hai fatto a fare questa lista? Qual è la ragione giornalistica di questo inesistente scoop?”

Massimo Cacciari da Massimo Giletti: “L’essere quasi arrivati alle liste di proscrizione è un fatto gravissimo. Siamo alla demonizzazione universale senza verifiche, non si capisce neanche da dove vengono fuori quei nomi”

Elisabetta Piccolotti di Sinistra Italiana dimostra tutta la sua solidarietà ai giornalisti per quanto è successo: “Sono molto lontana dalle persone che sono in quella pagina, ma non posso che rilevare che siamo in una situazione surreale. Questo continuo fare liste, stavolta la vicenda è aggravata dal rapporto e dall’indagine dei servizi che passano le informazioni ai giornalisti, è una situazione grave, c’è un continuo fare liste che assomigliano a quelle di proscrizione, pacifisti, putiniani, si anima un dibattito sclerotico. L’Ordine dei giornalisti farebbe bene a capire che cosa è successo, quali sono i fini di questo passaggio di notizie”.

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