“Ti informi e ti accorgi che il sistema delle pubblicazioni scientifiche è sostanzialmente drogato da modelli di business degli editori commerciali che si accaparrano la produzione scientifica rivendendola alle istituzioni dei lettori con livelli di redditività elevati, anche superiori al 30 o 40 percento”, denuncia Roberto Martina
di Avvocati Liberi.
“Aggiungiamo poi che i ricercatori non pagano per le loro pubblicazioni perché a farlo, al loro posto, sono le aziende private committenti della ricerca o dello studio.
E si capisce ancor meno a che “scienza” si attacchino questi partiti… forse a quella degli oltre 10.000 articoli ritirati nel 2023 o a quella dei 432 articoli cancellati sul COVID-19 e SARS-CoV-2?
Il dispositivo capitalista è noto e consolidato: le grandi corporation private ricattano gli Stati con la minaccia di non acquistare i titoli di debito (ovvero PNRR, Next generation UE etc), da una parte, e, dall’altra, finanziano la ricerca per accomodare una base scientifica a norme emanate unicamente per la realizzazione del business che vogliono imporre (altro che mano invisibile).
Il bene collettivo o la Scienza (la vera Scienza) non c’entrano nulla.
La politica, o una certa politica, insiste a voler inculcare in tutti i modi nelle menti che la “scienza” sarebbe neutra, oggettiva e monolitica e che per questo le sue decisioni sarebbero corrette a prescindere perchè basate su di essa.
E così green-economies, ZTL, impianti cerebrali, manipolazioni dell’Rna, applicazioni I.A., cloud-seeding etc, etc sarebbero solo la conseguenza di questo bene scientifico oggettivo.
Si tratta solamente di fandonie eppure incontrano ancora il favore di alcuni partiti, che continuano ad adottare questo dispositivo politico per indicare che nelle proprie decisioni c’è un razionale scientifico ineluttabile (se non ci credi sei una brutta persona o un complottista ovvero un ignorante)”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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