“Assistiamo all’ennesima falsificazione di termine”, denuncia il dottor Paolo Schicchi, specialista ortopedico dal 1985. “Ho sentito gente che parla di ‘malore improvviso’, cioè ‘malore’ è un termine che non è medico, prima di tutto. Si può comunque intendere, può essere una lipotimia, qualsiasi cosa che comunque il più delle volte è irreversibile, probabilmente per non far suonare troppo male la parola ‘morte improvvisa’ che gli anglosassoni descrivono come ‘sudden death’. Come diceva l’avvocato, si è deciso di stabilire questa terminologia per dire ‘malore improvviso’ invece che ‘morte improvvisa’. Poi, la causa della morte resta ovviamente da accertare.”
“Devo purtroppo dire che da parte di alcuni colleghi, soprattutto in sede di visita di primo accesso in pronto soccorso, non c’è neanche nell’anamnesi che viene fatta. Arriva un paziente e tu chiedi: ‘Negli ultimi giorni hai avuto problemi? Cosa hai fatto? Hai assunto farmaci?’ Non viene neanche chiesto.” Schicchi sottolinea inoltre la mancanza di rigore in alcune pratiche di pronto soccorso, dove l’anamnesi dei pazienti non viene adeguatamente raccolta. Questo può portare a diagnosi e trattamenti inadeguati, compromettendo ulteriormente la salute dei pazienti.
Queste parole del dottor Schicchi mettono in luce una preoccupante tendenza nel campo medico: l’uso di termini non tecnici per descrivere eventi critici, che potrebbero ostacolare una corretta comprensione e gestione delle condizioni dei pazienti. La critica si concentra sull’utilizzo del termine “malore improvviso” al posto di “morte improvvisa”, una scelta linguistica che, secondo il medico, serve solo a edulcorare la gravità della situazione.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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