“Incostituzionale: c’è un limite oltre il quale non di può andare”, ma è stato violato con il lockdown (art. 41) bloccando l’iniziativa economica privata, anche il diritto al culto è stato impedito (art. 19), la denuncia dell’avv. Di Lorenzo

“È incostituzionale. Ormai è un’espressione un po’ abusata che ha perso pure un po’ l’importanza, il significato, significa non è costituzionale”, spiega l’avvocato Angelo di Lorenzo.

“Quando si parla di violazione vuol dire che c’è un limite, si viola un limite oltre il quale non si può andare. Prendiamo i classici diritti alla salute, al lavoro, o il diritto al culto, alla religione.

L’articolo 19 lo definisce come un diritto inviolabile, quindi il diritto a praticare la tua religione non può essere violato ad eccezione di un unico limite, ossia che le pratiche non siano contrarie al buon costume. Quindi per la nostra Costituzione non si possono fare delle orge sataniche, ma neanche è previsto ed è possibile impedire un funerale, impedire un matrimonio, impedire un battesimo per una ragione sanitaria, giusto o sbagliata che sia, impedire la pratica del culto per una ragione diversa dal buon costume è una violazione. È un reato, possiamo dirlo? È un reato, è anche una violenza privata, ma io parlo di violazione dei diritti fondamentali.

Abbiamo visto nel caso nostro specifico che un decisore in un momento storico particolare dica questa cosa non è importante, allora la togliamo di mezzo.

Vediamo cosa è successo con il lockdown: l’iniziativa economica e privata, è libera per la nostra costituzione, ma è stata bloccata. L‘articolo 41 non prevedeva che potesse essere limitata, parlo al passato, perché adesso l’hanno inserito per motivi di salute, ma nel momento in cui è stata imposta la chiusura degli esercizi commerciali, delle attività turistiche, ad esempio degli alberghi, dei ristoranti, dei negozi, non si poteva fare. Anche per ragioni sanitarie non si poteva fare. Ed è lì che noi abbiamo perso il contatto con la civiltà.

Noi abbiamo sempre fatto il discorso, come giuristi, del bilanciamento, bisogna bilanciare i costi e i benefici, bisogna bilanciare diritti e diritti, ma innanzitutto non si può bilanciare un diritto con un limite, sono due valori totalmente disomogenei, ma anche quando mettiamo sul piatto della bilancia due diritti, diritto al lavoro e diritto alla salute, se noi andiamo a bilanciare andiamo a spostare il punto di caduta del limite, quindi lo portiamo più avanti o più indietro rispetto a quello che è stabilito, stiamo automaticamente violando il limite.

Spostare il limite per ragioni che non sono codificate significa violare. È questo che noi non possiamo accettare, ma non solo per il passato, ma anche per il futuro, perché la logica di tutta questa politica la ritroviamo nel concetto della green, nel concetto di One Health, nel concetto dell’alimentazione, nella produzione e nella distribuzione di generi alimentari.

Ci sono delle cose che, a prescindere da cosa dica la scienza, non si possono fare nel mondo reale delle persone.

Se oggi noi andiamo a chiedere ad un immunologo: “Caro dottore, secondo lei, qual è il modo migliore per contenere un virus?” L’immunologo che ci dice? Perché lui è abituato a studiare il topo e ti dice: “Beh, prendi il topo, lo metti in una gabbia, lo isoli dagli altri, abbiamo eliminato il problema del virus.” Ma non si può fare questo in una società di esseri umani, non è possibile, non possiamo, ci sono dei limiti anche a ciò che dice la scienza che non possono essere violati, altrimenti qualsiasi cosa sia reputata scienza di Stato, è proprio antinomica rispetto al metodo scientifico che invece prevede una dialettica, prevede un confronto, prevede un’evoluzione, e anche la discussione, la messa in discussione di alcuni risultati”.

Fonte

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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