Stato di eccezione non solo in pandemia = “rottura fra costituzione e governo, legittimità e legalità”, Giorgio Agamben

“La dimostrazione più estrema della frattura della macchina politica è però l’emergere dello stato di eccezione come paradigma normale di governo che, ormai in atto da decenni, ha raggiunto la sua forma ultimativa negli anni della cosiddetta pandemia. Ciò che, nella prospettiva che qui c’interessa, definisce lo stato di eccezione, è la rottura fra costituzione e governo, legittimità e legalità – e, insieme, la creazione di una zona in cui essi diventano indiscernibili.

La sovranità si manifesta qui infatti nella forma di una sospensione della legge e nella conseguente istaurazione di una zona di anomia, nella quale tuttavia il governo afferma di agire legalmente.

Pur sospendendo l’ordine giuridico, lo stato di eccezione pretende, infatti, di essere ancora in relazione con esso, di essere, per così dire, legalmente al di fuori della legge.

Da un punto di vista tecnico, lo stato di eccezione invera, infatti, uno «stato della legge», in cui da una parte la legge teoricamente vige, ma non ha forza e dall’altra provvedimenti e misure che non hanno valore di legge ne acquistano la forza. Si potrebbe dire che, al limite, la posta in gioco nello stato di eccezione è una forza-di-legge fluttuante senza la legge, una legittimità illegale cui fa riscontro una legalità illegittima, nella quale la distinzione fra norma e decisione perde il suo senso.

Essenziale è comprendere la relazione necessaria che unisce lo stato di eccezione e la macchina politica. Se sovrano è colui che decide dell’eccezione, lo stato di eccezione costituisce da sempre il centro segreto della macchina bipolare. Fra regno e governo, fra legittimità e legalità e fra costituzione e amministrazione non vi può essere alcuna articolazione sostanziale. In quanto segna il punto della loro coincidenza, la cerniera che li congiunge non può appartenere né a un polo né all’altro e non può essere in sé né legittima né legale. Come tale, può essere soltanto oggetto di una decisione sovrana, che li articola puntualmente attraverso la loro sospensione.

Proprio per questo, tuttavia, lo stato di eccezione è necessariamente temporaneo. Una decisione sovrana presa una volta per tutte non è più tale, così come un’articolazione permanente fra i due poli della macchina finirebbe col comprometterne la funzionalità. Uno stato di eccezione normale diventa indecidibile e abolisce pertanto il sovrano, che può definirsi solo attraverso la decisione. Non è certamente un caso che tanto il nazismo che lo stato amministrativo contemporaneo abbiano risolutamente adottato lo stato di eccezione come paradigma normale e non temporaneo del loro governo.

Il testo integrale di Agamben lo trovate qui: https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-le-due-facce-del-potere-4-anarchia-e-politica

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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