“Poiché l’influenza aviaria ad alta patogenicità è così rara, non sono stati condotti studi randomizzati o studi sull’uomo sul trattamento. Pertanto, dobbiamo fare affidamento sui dati preclinici con farmaci già utilizzati e dimostrati sicuri negli esseri umani”, spiega il dott. Peter A. McCullough.
“Yan et al hanno studiato l’infezione da H5N1 in laboratorio (qui trovate lo studio) e hanno dimostrato che concentrazioni fisiologiche rilevanti di clorochina inibiscono l’ingresso virale e il danno alle cellule umane. Inoltre, quando somministrata come trattamento e non come profilassi, la clorochina ha ridotto gli infiltrati alveolari polmonari e ha migliorato la sopravvivenza nei topi dopo una dose letale di H5N1 dallo zero al 70%.
Questi dati sono incoraggianti se, nel caso in cui si verificassero più casi umani tra i lavoratori agricoli o se si verificasse una diffusione da uomo a uomo, la clorochina o il suo derivato idrossiclorochina costituirebbero scelte terapeutiche ragionevoli nel contesto dell’influenza aviaria umana grave o ad alto rischio.
Sfortunatamente, sia la clorochina che l’idrossiclorochina presentano tossicità e/o inefficacia prevista nel bestiame”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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Per non dimenticare: Il Dipartimento dell’Agricoltura americano (USDA) e la Cina lavorano alla ricerca sull’influenza aviaria H5N1 dal 2021, anno in cui apparentemente è iniziata l’attuale epidemia
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