“Sotto, diciamo, l’egida del slogan che il piacere sessuale è un diritto anche dei bambini, è previsto iniziare a sloganare i concetti e le esperienze dai sei mesi ai quattro anni, per poi passare alla seconda fascia che sono tra i cinque e i nove e poi ulteriori fasce. In ognuna di queste fasce i bambini dovrebbero apprendere delle competenze che vanno dall’ideologia gender alla masturbazione”, denuncia il Dott. Giovanni Frajese.
“L’OMS, da cui partono gran parte dei nostri problemi, ha già fatto arrivare in Europa ed è già stato recepito anche dal nostro governo, una indicazione di quella che deve essere il percorso di conoscenza sessuale che porti al piacere del bambino”,
C’è questa idea di voler sdoganare la sessualità il prima possibile, appunto come se fosse un diritto.
È troppo facile in realtà far comprendere che la sessualità non è un argomento che riguarda i bambini, né l’idea della sessualità, anche perché la prima cosa che muore in questo caso è l’innocenza,
Si vuole la ricerca del piacere senza senso, prima possibile, qualcosa che tra l’altro ti nega la possibilità di sperimentare invece che cosa è la sessualità quando arriva nel momento in cui è giusto che arrivi, non solo per lo sviluppo ormonale ma anche se è possibile per lo sviluppo diciamo del carattere, della sensibilità e dell’anima della persona che in realtà si rende conto per esempio che in quello scambio ci può essere qualcosa di molto profondo, di molto importante cioè quell’eros che diventa veramente l’opposto del thanatos che è la morte.
Il fatto invece di appiattirne il senso e il significato e di eliminarlo in qualche maniera in maniera tale che non possa essere mai colto veramente profondamente, è un’altra delle maniere attraverso cui si tolgono le leve che levano la possibilità ai bambini di diventare ragazzi e poi degli uomini che siano in grado di resistere e combattere per le proprie battaglie”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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