Amazon Files: dicitura non promuovere, così sono stati “nascosti” i libri contro i vaccini Covid.

Lunedì, Jim Jordan ha pubblicato i “Amazon Files” in un thread su X. Secondo le sue rivelazioni, l’amministrazione Biden ha fatto pressioni su Amazon affinché censurasse i libri critici sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino COVID-19 e la società “si è piegata” a questa pressione.

I documenti, che la commissione giudiziaria della Camera ha ottenuto tramite mandato di comparizione, includevano un’e-mail interna del marzo 2021 di Amazon in cui si chiedeva se l’amministrazione Biden “ci stesse chiedendo di rimuovere i libri”.

Queste richieste provenivano da Andy Slavitt, ex consigliere COVID-19 della Casa Bianca, implicato nei “Twitter Files”. Nel marzo 2021, ha contattato Amazon riguardo “gli alti livelli di propaganda, disinformazione e disinformazione di Amazon”.

Amazon inizialmente ha deciso di non eseguire “un intervento manuale” per prendere di mira libri specifici disponibili sulla sua piattaforma, sulla base del fatto che tale azione sarebbe “troppo visibile” al pubblico e perché “i rivenditori sono diversi dalle comunità dei social media”.

Entro il 9 marzo 2021, tuttavia, i rappresentanti di Amazon si sono incontrati con i funzionari della Casa Bianca, secondo Jordan, che ha citato un’e-mail interna di Amazon in cui si affermava che la società “senteva la pressione della Casa Bianca”.

Nello stesso giorno dell’incontro, “Amazon ha abilitato la dicitura ‘Non promuovere’ per i libri che esprimevano l’opinione che i vaccini non fossero efficaci”, ha scritto Jordan, aggiungendo che la società ha anche “considerato altri modi per” ridurre la visibilità “” del libri in questione.

Rosenberg ha affermato che i “Amazon Files” sono “preoccupanti” e “profondamente inquietanti, sia come avvocato che come cittadino statunitense”.

Tradotto da: Fonte

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Per non dimenticare: “Le piattaforme di social media hanno sistematicamente censurato i contenuti filo-palestinesi consentendo al contempo l’incitamento all’odio anti-palestinese”, Marwa Fatafta

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