Digital Service Act: potrebbe concentrare un’enorme quantità di potere nelle mani delle grandi piattaforme digitali, avv. Salvatore Rosario Giordano

“Il Digital Service Act (DSA) è un Regolamento dell’UE, come tale avente efficacia immediata e diretta in ogni Stato membro dell’Unione con piena applicazione a decorrere dal 17 febbraio 2024. Il Regolamento mira a regolare il funzionamento delle piattaforme online e a garantire un ambiente più sicuro per gli utenti.  Tuttavia, l’implementazione di questa legge solleva preoccupazioni legate al diritto fondamentale alla libera manifestazione del pensiero con non pochi rischi di possibili compressioni che potrebbero derivare dall’attuazione del DSA alla libertà di espressione online.

Il DSA introduce una serie di obblighi e responsabilità per le piattaforme digitali, che possono comportare compressioni al diritto di libera manifestazione del pensiero. Ad esempio, il requisito di rimozione rapida dei contenuti che si affermano illegali può portare a decisioni affrettate e censure preventive da parte delle piattaforme. Ciò potrebbe comportare la rimozione di contenuti legittimi e la limitazione delle opinioni e delle idee diverse, minando la libertà di espressione ed il dibattito pubblico. Con il non meno riprovevole rischio e notevole disagio, di dover rincorrere a mezzo di ricorsi, alla visualizzazione (esternazione) di proprie opinioni, scritti, informazioni, che intanto, inaudita altera parte possono essere cassate, censurate sommariamente dalla piattaforma ospitante.

Vista l’ampia funzione sociale delle piattaforme virtuali che differiscono dalla realtà solo in ragione della non fisica compresenza degli interlocutori, è come chiacchierare con delle persone che hanno il diritto di porre all’interlocutore un bavaglio, ogni qual volta dovesse questi fare affermazioni contrarie a una tipologia di idee o a un cliché di verità soggettivo e imposto dagli altri interlocutori.

Pertanto, il DSA richiede alle piattaforme di adottare misure proattive per prevenire la diffusione di contenuti illegali, come la disinformazione o l’incitamento all’odio. Queste misure preventive potrebbero portare ad algoritmi di moderazione automatica che, sebbene volti a combattere i contenuti dannosi, potrebbero anche limitare la visibilità di contenuti legittimi e ridurre la diversità delle opinioni. Ciò potrebbe creare una sorta di “Eco Chamber” online, in cui gli utenti sono esposti solo a contenuti che confermano le loro convinzioni, limitando così la libertà di espressione e il pluralismo democratico.

Tutto ciò determina delle implicazioni per la libertà di espressione online:

La libertà di espressione online è un pilastro fondamentale delle democrazie moderne. Garantire che le persone possano esprimere le proprie opinioni liberamente e avere accesso a informazioni variegate è essenziale per il dibattito pubblico e la formazione di una società informata. Tuttavia, l’attuazione del DSA potrebbe portare a un ambiente online in cui la censura preventiva e l’autoritarismo digitale prevalgono sulla libertà di espressione.

Inoltre, il DSA potrebbe concentrare un’enorme quantità di potere nelle mani delle grandi piattaforme digitali, che avrebbero il compito di decidere quali contenuti siano leciti e quali no. Questo solleva il problema della responsabilità e della trasparenza delle decisioni prese da queste piattaforme, che potrebbero non essere soggette a un’adeguata supervisione e controllo

Quali sono le possibili soluzioni per bilanciare la sicurezza online e la libertà di espressione?

Per bilanciare la sicurezza online e la libertà di espressione, sono necessarie soluzioni che tengano conto di entrambi gli aspetti. Ecco alcune possibili misure:

  1. Chiarezza normativa e definizioni precise: è importante che le leggi e le regolamentazioni siano chiare e precise per evitare interpretazioni arbitrarie.
  2. Numero chiuso e definito delle informazioni che si ritengono illegali;
  3. Definizioni precise di ciò che costituisce un contenuto illegale: come incitamento all’odio o diffamazione, possono aiutare a prevenire abusi e garantire una moderazione equilibrata dei contenuti;
  4. Affermazione di un principio che possiamo definire di CRITICA PACIFICA. Ossia ogni opinione è legale purché non esprima un palese incitamento all’odio o ricorso alla violenza o all’esercizio delle proprie ragioni incitando ad atti di violenza.
  5. Trasparenza e responsabilità delle piattaforme: Le piattaforme online dovrebbero essere trasparenti riguardo alle loro politiche di moderazione e decisioni di rimozione dei contenuti.

Dovrebbero essere ritenute responsabili delle loro azioni e dovrebbero essere previsti meccanismi di appello altrettanto veloci per le decisioni di rimozione.

Inoltre, le piattaforme dovrebbero impegnarsi a fornire spiegazioni chiare quando i contenuti vengono rimossi. Attraverso riferimenti a disposizioni di legge tassativamente determinate circa le tipologie di contenuti informativi illegali e non attraverso valutazioni di valore.

  1. Coinvolgimento delle parti interessate: Le decisioni riguardanti la moderazione dei contenuti dovrebbero coinvolgere una pluralità di soggetti, tra cui esperti legali, organizzazioni per la difesa dei diritti umani, accademici e rappresentanti della società civile. Questo può garantire una visione più ampia e un processo decisionale più democratico.
  2. Miglioramento delle competenze degli utenti: Investire nell’educazione digitale e nella promozione della cittadinanza digitale può contribuire a creare utenti consapevoli e responsabili. Gli utenti dovrebbero essere in grado di valutare criticamente le informazioni online, riconoscere la disinformazione e partecipare a discussioni civili.
  3. Innovazione tecnologica: Lo sviluppo di strumenti tecnologici avanzati, come algoritmi di intelligenza artificiale per la moderazione dei contenuti, potrebbe aiutare a identificare e rimuovere contenuti dannosi in modo più accurato. Tuttavia, questi strumenti devono essere sottoposti a un’adeguata supervisione e revisione umana per evitare decisioni errate e discriminazione.

Il principio alla base del DSA dovrebbe essere sempre quello di favorire la promozione della diversità delle voci, garantendo che l’ecosistema online sia aperto alla diversità delle opinioni e delle voci. Le piattaforme dovrebbero adottare politiche che promuovano la diversità e l’inclusione, evitando discriminazioni basate su opinioni politiche, religiose o culturali. Dato questo principio una legge che dia una definizione tassativa e concreta e un novero altrettanto determinato dei contenuti informativi illegali. Oltre i quali nessun algoritmo nessuna pressione può comprimere il diritto di espressione e di critica.

Altrimenti detto anche il diritto allo sciopero potrebbe diventare un contenuto informativo illegale;  anche lo stesso metodo scientifico potrebbe da oggi nella condivisione e divulgazione di un articolo scientifico subire censure magari perché analisi scientifica non in linea con una certa altra letteratura scientifica; sarebbero senz’altro cassabili i libri aventi contenuti contrari agli assiomi di “verità” predati, come ad esempio un libro con contenuti del tipo di quelli dell’opera del Generale Vannacci, “Il Mondo al Contrario”, sarebbe espunto   sia dal DSA come contenuto informativo illegale, che  non troverebbe proprio divulgazione sulle piattaforme, quanto ne sarebbe addirittura inibita la vendita sulle piattaforme digitali, in forza dell’altro regolamento, fratello maggiore del DSA, che è il digital market act (DMA) divieto di vendita di contenuti illegali; ancora la stessa filosofia o buona parte della filosofia potrebbe essere senz’altro affermata come espressione di contenuti,  informativi illegali, perché esprimente magari indirizzi di pensiero altrimenti non in linea con ciò che si afferma come legale o si erge a parametro di verità; nel periodo della pandemia qualsiasi affermazione medica contrastante il protocollo generale reso sarebbe stata censurata.
Quindi non avremmo mai avuto autopsie, difficilmente ci poteva essere un gruppo di medici che insieme potevano proporre cure in fase precoce ai malati di covid, e qualsiasi altra informazione sia pur critica al protocollo generale, e poi risultata utile all’acquisizione di esperienza e conoscenza circa la lotta, nella fattispecie al virus. Ancora in altri temini detto, un simile relativismo dei contenuti di verità del DSA e che si impone a controllore di ciò che è vero e falso, rischia di diventare una pericolosa devianza sociale da democrazia a tecnocrazia. E la stessa verità assumere solo i contenuti del potere di turno o delle grandi influenze delle grandi lobby multimiliardarie. La nascita di un nuovo umanesimo? Di un uomo ad immagine somiglianza e contenuti intellettuali di chi detiene il potere di determinare detti contenuti. La morte definitiva del diritto naturale, dei diritti inviolabili dell’uomo e di quel grande universo di identità tipico del solo essere umano che sono i diritti non negoziabili dell’uomo.

Al contrario il DSA così come ad oggi concepito, con tutte le sue maglie larghe, e in definizioni circa i contenuti informativi illegali, può diventare un pericolosissimo strumento di compressione della libertà di manifestazione del pensiero e del pensiero critico. Con un appiattimento della verità ai desiderata sommari delle grandi piattaforme o ai desiderata altrettanto soggettivi degli organismi di controllo previsti dalla legge, quali i segnalatori attendibili che potrebbero essere gli organi esecutivi insieme alle piattaforme stesse, nel loro potere di autonomamente censurare o di censurare contenuti su indicazione dei segnalatori, di una sorta di gran ministero della verità che troverebbe sede negli uffici UE del Comitato dei Servizi Digitali, organo non politico, ma di esperti nominati da chi e con quali criteri ad oggi non è dato sapere.

Confidando in opportuni correttivi a una legge, il DSA che almeno nelle intenzioni nasce con nobili intenzioni ma che così com’è allo stato rappresenta un grave pericolo per la libera manifestazione del pensiero.

Se tutto questo già nell’applicazione normale della legge desta non poche preoccupazioni per la libertà di opinione, la situazione diventa ancora più rischiosa ed angosciosa per tali diritti, in costanza delle cosiddette situazioni di crisi, dove addirittura parametri già indefiniti circa i contenuti dei contenuti informativi illegali allargano ancora più le maglie della censura in costanza di: conflitti, calamità naturali, pandemie e molto altro.

Un intervento del legislatore nazionale e comunitario è assolutamente necessario affinché questa disposizione normativa abbia parametri ben determinati e ci si intenda anche su chi e che cosa può definire, determinare una situazione di crisi.

A cura dell’Avv. Salvatore Rosario Giordano

Pubblicato su: https://www.unionecdl.it/dsa-digital-service-act-e-compressioni-al-diritto-di-libera-manifestazione-del-pensiero-un-saggio-critico/

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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