Le parole contano: come si parla di Israele e della Palestina sui nostri media per influenzare le persone

Paolo Borgognone fa una acuta analisi di come vengono definiti sui nostri media le due parti del conflitto Israele – Palestina.

Eccola:

“Il metodo del mainstream:

  • gli israeliani vengono uccisi dai palestinesi,
  • i palestinesi vengono uccisi dalla violenza genericamente intesa oppure semplicemente muoiono, senza che siano citati i responsabili di queste morti.

E poi

  • I palestinesi catturano gli israeliani,
  • gli israeliani arrestano i palestinesi.

E poi

  • Così si tende a rappresentare gli israeliani come innocenti caduti vittime di rapimento e
  • i palestinesi come criminali giustamente arrestati da operazioni di polizia tese a ripristinare la giustizia.

E poi ci sono le stragi, come quella del campo profughi di Jabila, definito dall’UNICEF “un cimitero di bambini”. Chi ha commesso quell’infanticidio di massa?

  • Beh, è chiaro, è stata la violenza genericamente intesa. Un responsabile materiale non viene identificato né citato.
  • Se ci fossimo trovati davanti a un episodio analogo ma a parti invertite, non si sarebbe parlato della generica violenza come responsabile della strage. Si sarebbero fatti nomi e cognomi, accompagnati dalla parola terrorista (e altre ingiurie come animali umani e simili), per identificare gli autori del massacro.

Un massacro che, tra l’altro, è stato consumato nell’indifferenza totale dell’opinione pubblica occidentale.

Il che significa che un’altra finestra di Overton è stata spalancata. Se a commettere un eccidio, e per giunta un eccidio di bambini, è un esercito facente parte del blocco occidentale, quel fatto non suscita emozioni particolari presso l’opinione pubblica occidentale.

Se sono riusciti, spalancando una finestra di Overton dietro l’altra, a suscitare un tale livello di apatia nelle masse occidentali significa che hanno trovato terreno fertile nel loro lavoro di manipolazione delle coscienze.

Le masse apatiche e indifferenti nei confronti di simili atrocità somigliano molto, nel loro inconscio, alle élite che commettono queste atrocità.

È il concetto di banalità del Male.

L’uomo medio che abitava con la sua famiglia vicino a un lager, sapeva o intuiva cosa stava accadendo là dentro ma per conformismo e quieto vivere faceva finta di non sapere, di non vedere e di non sentire.

Il Male spesso si avvale, nel compiere le sue atrocità, della quiescenza di individui pavidi e indifferenti che spesso vengono identificati nella insidiosissima categoria di “brave persone”.

Paolo Borgognone

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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