“Lo sviluppo ha come primo obiettivo l’aumento del grado di libertà delle persone”, comprende la crescita, Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali

Stefano Zamagni, Presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali, al Festival dell’Economia Civile prende una posizione chiare sulla crescita anche economica del Paese, del reddito delle persone, delle famiglie. «La crescita non è un attributo umano, ma lo sviluppo sì. Questo, infatti, ha come primo obiettivo l’aumento del grado di libertà delle persone. Oggi tutta l’impostazione teorica mainstream è basata su questo errato scambio tra crescita e sviluppo. Lo sviluppo umano può essere solo integrale e questo richiede la contestuale presenza di tre dimensioni: la crescita, la dimensione relazionale e la dimensione spirituale. L’assenza delle ultime due è la grande colpa dell’oggi. La sostenibilità ha una natura tridimensionale: ambientale, sociale, economica. La grande sfida è trovare il modo di tenerle in armonia e, ad oggi, non esiste nessun modello a livello internazionale che dia una risposta».

Per Maurizio Gardini (Presidente Confcooperative) «le grandi transizioni, se non opportunamente guidate, hanno sempre lasciato in eredità il peggio. Non possiamo quindi lasciarle nelle mani del mercato che è spesso guidato da soggetti speculativi, dei quali non conosciamo la faccia. Un altro grande tema è quello dell’inflazione: oggi assistiamo a un connubio tra inflazione e speculazione che non tutela i deboli, ma aiuta gli speculatori a trarre ancora maggiore profitto. Per dare una risposta, con grande sofferenza e spirito di solidarietà, noi abbiamo aderito al patto anti-inflazione, facendoci carico dell’aumento dei costi del denaro e dell’energia».

Raffaele Spallone (dirigente divisione digitalizzazione delle imprese e analisi dei settori produttivi del Mimit) ha detto: «Con il PNRR ci sono dei problemi, perché è stato scritto nel 2020 e quindi nel pieno della fase pandemica. Il fatto che la maggior parte delle risorse sia destinato ai Comuni, che non hanno sufficienti risorse umane al loro interno, è un elemento critico, così come scrivere un piano senza poterne rimodulare gli obiettivi. Ci siano delle criticità e questo è un problema, perché il PNRR contiene degli elementi cruciali per la transizione ecologica e la transizione digitale, sulla quale vogliamo intervenire con il piano Transizione 5.0: è uno strumento fiscale che spinge l’acquisto delle tecnologie digitali che abbiano un impatto green.  Secondo noi è uno strumento importante per la doppia transizione, adesso vediamo cosa ne pensa l’Europa. Al di là del PNRR, in Europa si sta giocando una partita molto importante e la mancanza di strumenti comuni può aumentare le diseguaglianze fra Stati membri. La sfida europea è quella di conciliare il rilancio della competitività con la riduzione delle diseguaglianze sociali ed economiche».

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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