Scoperta la “prova causale inconfutabile forense” dei danni da vaccino Covid

Secondo alcuni medici la “prova causale inconfutabile forense” dei danni da vaccino sarebbe la presenza, rivelata da analisi di laboratorio, della “doppia prolina”, un  aminoacido ripetuto due volte in successione (doppia Prolina o P-P) e che determina quella che in gergo si chiama una Sequenza cerniera, rappresentata da un dodecapeptide (12 aminoacidi, tra cui la doppia Prolina). “Questa sequenza particolare NON esiste in Natura. È come se fosse un “marchio di fabbrica”.

Questa doppia prolina (presente nei vaccini) dà una maggiore stabilità di struttura e di conformazione a tutta la proteina per fare quello che deve fare”, spiega il bioimmunologo Mauro Mantovani in una recente intervista.

“La proteina da vaccino è più resistente di quella naturale. È stata studiata apposta, per permettere al sistema immunitario di riconoscerla e agganciarla e quindi di conferire maggiore affinità. Questa maggiore affinità potrebbe a lungo creare dei problemi, specialmente se le immunizzazioni suppletive sono molto ravvicinate tra di loro”.

“Gli sviluppatori delle aziende farmaceutiche hanno scambiato la lisina (posizione 986) e la valina in posizione 987 con la prolina nella subunità S2”, spiega il Dott. Hartmut Glossmann su tpk.

Questa presenza  può essere usata”come “prova causale inconfutabile forense” della presenza della proteina spike codificata in modo univoco da modmRNA. tra l’altro come prova del danno vaccinale e, se necessario, per escludere il “Long-Covid”. Pochi mesi dopo, un gruppo di lavoro ha effettuato questo studio su volontari sani utilizzando la proteomica e la spettrometria di massa. Per prima cosa viene effettuata una completa digestione di tutte le proteine ​​con trypsin, i peptidi vengono separati mediante cromatografia, per poi identificare chiaramente i peptidi eluiti in base alla loro massa o ai loro frammenti.

La digestione con trypsin del picco di Wuhan (wild-type) produce due frammenti peptidici dalla regione S2 modificata: LDK + VEAEVQIDR. Al contrario, la digestione con trypsin della proteina spike modificata (ricombinante) produce da questa regione: LDPPEAEVQIDR. Questo peptide verrà qui di seguito denominato peptide “doppia prolina”.

Gli autori della pubblicazione In Proteomics Clinical Applications ,2023;2300048, appena pubblicata (15 agosto 2023), hanno utilizzato carte Guthrie sulle quali i soggetti hanno fatto gocciolare una goccia di sangue. Queste “cartoline” con gocce di sangue essiccate possono essere inviate (sigillate) per posta e si sono dimostrate efficaci milioni di volte nello screening neonatale. Nel 50% dei soggetti che hanno ricevuto modmRNA, il peptide “doppia prolina” è stato ritrovato fino a 187 giorni ma in nessuno (0%) dei 20 controlli. Altri autori hanno trovato il frammento S2 completo negli esosomi circolanti in tutti i soggetti fino a 4 mesi dopo l’iniezione di modmRNA.

Il rilevamento chiaro e inconfutabile della proteina spike modificata codificata dal modmRNA, anche nel sangue intero, dà motivo di speranza a molte vittime. Con il “Long-Covid” in molti soggetti colpiti circolano esosomi che trasportano sia l’mRNA virale che la proteina spike wild-type. In alcuni malati potrebbe essere presente anche il peptide “doppia prolina”.

C’è da sperare che la metodologia, attualmente in fase pilota, venga ulteriormente sviluppata e che il peptide “doppia prolina” diventi la firma indelebile delle iniezioni di modmRNA trasfettanti progettate in laboratorio.

I danni causati dall’aumento delle infezioni o dalle riacutizzazioni dell’herpes possono essere spiegati su base molecolare, come dimostrano recenti pubblicazioni per bambini e adulti: si tratta di un’immunità eterologa di lunga durata. Il ruolo svolto dalle metil pseudouridine del modmRNA è sconcertante. Questo scambio ha lo scopo di aggirare i consueti meccanismi di riconoscimento degli invasori virali nel sistema immunitario innato e si traduce anche in una durata di vita estremamente prolungata (dimostrata fino a 4 mesi) – rispetto al normale mRNA endogeno. Non è ancora escluso che al “non riconoscimento” si accompagni una permanente “down-regulation” di alcuni meccanismi di difesa”.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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