Dipendenti senza vaccinazione Covid “aggiornata” si sono ammalati meno di quelli in regola, lo studio della Cleveland Clinic

Alla Cleveland Clinic hanno effettuato una indagine confrontando il rischio di COVID-19 tra i dipendenti che hanno effettuato la vaccinazione anti-COVID-19 con il prodotto mRNA bivalente (che conteneva sia il ceppo originale che quella del ceppo Omicron BA.4/BA.5) e chi invece ha rifiutato di farselo iniettare (soggetti definiti “non aggiornati”).
(qui trovate lo studio:https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2023.06.09.23290893v1)

Alla Cleveland Clinic la prima vaccinazione (volontaria!) per COVID-19 è iniziata il 16 dicembre 2020, poi, come è noto, a causa delle continue mutazioni del virus, i prodotti a mRNA sono stati aggiornati e quelli “bivalenti” sono stati offerti ai dipendenti a partire dal 12 settembre 2022. Tuttavia, solo il 27% hanno voluto farsi fare il nuovo inoculo (tra i quali 87% Pfizer e 13% Moderna). Lo stato della vaccinazione era definito “aggiornato” o “non aggiornato” in base al fatto che una persona avesse ricevuto o meno almeno una dose di un vaccino bivalente COVID-19. Siccome i dipendenti sono oltre 48.000, l’indagine di confronto tra i due gruppi (“aggiornati” e “non aggiornati”) ha una buona validità statistica. L’inizio dello studio è stato il 29 gennaio 2023.

Il rischio di COVID-19 in base allo stato di vaccinazione è stato anche confrontato utilizzando la regressione multivariata dei rischi proporzionali di Cox che si aggiustava per la propensione a sottoporsi al test per COVID-19, età, sesso e fase dell’ultima precedente infezione da SARS-CoV-2.

Risultati COVID-19 si è verificato in 1475 (3%) di 48 344 dipendenti durante il periodo di studio di 100 giorni. L’incidenza cumulativa di COVID-19 era inferiore nello stato “non aggiornato” rispetto allo stato “aggiornato”. All’analisi multivariata, non essere “aggiornati” con la vaccinazione COVID-19 era associato a un minor rischio di COVID-19 (HR, 0,77; 95% C.I., 0,69-0,86; P-value, <0,001). I risultati sono stati molto simili quando quelli di età pari o superiore a 65 anni sono stati considerati “aggiornati” solo dopo aver ricevuto 2 dosi del vaccino bivalente.

Il risultato principale è che l’incidenza cumulativa di COVID-19 era inferiore tra i “non aggiornati” rispetto ai dipendenti “aggiornati”. All’analisi multivariata, NON ESSERE “AGGIORNATI” CON LA VACCINAZIONE COVID-19 ERA ASSOCIATO A UN MINOR RISCHIO DI COVID-19 (rapporto di rischio = 0,77; 95% C.I. = 0,69-0,86; P <0,001).

Riepilogo Tra i 48.344 dipendenti della Cleveland Clinic in età lavorativa, quelli non “aggiornati” sulla vaccinazione COVID-19 avevano un rischio inferiore di COVID-19 rispetto a quelli “aggiornati”. L’attuale definizione del CDC fornisce una classificazione priva di significato del rischio di COVID-19 nella popolazione adulta.

Ci sono almeno due possibili ragioni per cui “non essere aggiornati” sulla vaccinazione è stato associato a un minor rischio di COVID-19. Il primo è che il “vaccino” bivalente era stato progettato contro i ceppi Omicron del 2022, ma non era più efficace contro i successivi lignaggi XBB della variante Omicron, che ormai erano divenuti prevalenti (forse per pressione dello stesso “vaccino”?). Il secondo è che il vaccino bivalente COVID-19 ha fornito una certa protezione contro i ceppi BA.4/BA.5 e BQ, per cui i dipendenti “non aggiornati” avevano avuto più probabilità di un’infezione quando quei ceppi erano i dominanti. È ormai noto che l’infezione da SARS-CoV-2 fornisce una protezione più solida rispetto alla vaccinazione. Pertanto il “non essere aggiornati” ha comportato una IMMUNITÀ PIÙ DURATURA ED EFFICACE verso i ceppi successivi, quindi un rischio inferiore di COVID-19.

Concludono gli autori: “I risultati di questo studio mettono in dubbio la saggezza di promuovere l’idea che ogni persona debba essere aggiornata sulla vaccinazione COVID-19, come attualmente definita, in questo momento. Si afferma spesso che lo scopo principale della vaccinazione è prevenire il COVID-19 grave e la morte. Siamo certamente d’accordo con questo, ma va sottolineato che non esiste un singolo studio che abbia dimostrato che il vaccino bivalente COVID-19 protegge da malattie gravi o morte causate dai lignaggi XBB della variante Omicron. Le persone possono ancora scegliere di ottenere il vaccino, ma non c’è una ragione sufficiente per spingere incondizionatamente un prodotto di dubbia efficacia a tutti gli adulti. Questo studio evidenzia le sfide di contare sulla protezione da un vaccino quando la sua efficacia diminuisce nel tempo man mano che emergono nuove varianti. Dimostra anche la follia della classificazione del rischio basata esclusivamente sulla ricezione di un vaccino di dubbia efficacia, ignorando la protezione fornita dall’infezione precedente.”

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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