“Inquisizione”, Mille Avvocati per la Costituzione per il magistrato indagato per aver ridato il lavoro a dei non vaccinati

Volentieri pubblichiamo la lettera aperta che Mille Avvocati per la Costituzione hanno scritto per dare sostegno a Susanna Zaanda, indagata dalla procura di Firenze per aver «disatteso» le «indicazioni provenienti da organi e istituzioni nazionali e internazionali e preposti alla tutela della saute», così Susanna Zanda è indagata dalla Procura Generale di Firenze, che ha aperto un procedimento disciplinare a suo carico.

LETTERA APERTA PER ESPRIMERE SOSTEGNO AL MAGISTRATO SUSANNA ZANDA

Mille Avvocati per la Costituzione, collegio difensivo nazionale a tutela dei diritti e delle libertà costituzionali, apprende dalla stampa la notizia dell’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti di un Magistrato della Repubblica, la pregiatissima d.ssa Susanna Zanda.

La questione è di gravissimo allarme sociale, perché di tale evento si sta offrendo notizia su varie testate giornalistiche senza contraddittorio e a mo’ di vera e propria inquisizione, determinandosi una inammissibile gogna mediatica nei confronti di un Giudice, accusato di avere applicato al caso concreto la previsione normativa astratta e generale in maniera indipendente rispetto alle direttive del potere esecutivo.

L’allarme diventa massimo dopo la lettura delle incolpazioni, formulate dalla Procura Generale presso la Corte di Cassazione, che di fatto incriminano “il modo di pensare”.

Sull’incolpazione della Procura Generale si avrà modo di sviluppare le pertinenti difese nel giudizio disciplinare, ma sulle dichiarazioni del Ministro della Giustizia è opportuno far divampare il più ampio dibattito innanzi all’opinione pubblica.

Il Ministro della Giustizia ed ex magistrato Carlo Nordio, interpellato da un’interrogazione del senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, anziché difendere l’indipendenza del magistrato, ha risposto declinando le proprie personali convinzioni ed ha affermato, come si apprende da “Il Foglio” del 19 maggio 2023, la “gravità” delle dichiarazioni del giudice Zanda, rilevandone “toni di esacerbato dissenso”, “non compatibili con il dovere di equilibrio e riserbo cui ogni magistrato è tenuto nell’esercizio delle proprie funzioni”, soggiungendo che i contenuti di alcune sue affermazioni paiono aderire alle più radicali teorie complottiste elaborate nel corso della pandemia da Covid-19.

Sulla scorta di tali considerazioni, le dichiarazioni del magistrato Zanda sono dal Ministro Nordio considerate “idonee a minare la fiducia e l’affidamento che ciascun membro della collettività deve potere riporre negli appartenenti all’ordine giudiziario”. Ancora più grave viene definito il provvedimento con cui il Giudice Zanda ha reintegrato una psicologa sospesa perché non vaccinata: “La disapplicazione della normativa interna, che aveva superato in due distinte occasioni il vaglio di legittimità costituzionale, nonché la reintegrazione immediata al lavoro di personale sanitario che non aveva completato il ciclo vaccinale appaiono idonee a configurare una grave e inescusabile violazione di legge”.

Le dichiarazioni del Ministro Nordio si pongono in continuità con le dichiarazioni del Ministro della Salute Roberto Speranza sulla ordinanza cautelare dello stesso Giudice del 6 luglio 2022.

All’epoca, “Mille Avvocati per la Costituzione” denunciammo all’opinione pubblica, a firma del nostro Presidente, Avv. Serafina Lentini, l’arroganza di un Ministro immemore del principio di separazione dei poteri dello Stato.

L’allora Ministro della Salute, Roberto Speranza, intervistato dalla giornalista Concita De Gregorio, ebbe a dichiarare apertis verbis – che la pronuncia della d.ssa Zanda era

UNA SENTENZA DI CUI DOBBIAMO VERGOGNARCI”.

Stigmatizzammo, tra l’altro, “il disprezzo che un Ministro, un uomo dello Stato e rappresentante delle Istituzioni, nutre esplicitamente nei confronti della decisione del Tribunale di Firenze e del Giudice estensore, ma più ampiamente nella funzione pubblica che il potere giudiziario rappresenta ed esercita emettendo provvedimenti in nome del Popolo Italiano, vero ed unico titolare da cui promana ogni potere” (…)”non riconoscendo con le sue parole la libertà e l’indipendenza della magistratura, che emette, in coscienza ed in applicazione delle norme dello Stato, della Costituzione Italiana e dei trattati internazionali le proprie pronunce” (…) “L’affermazione del Ministro sembra celare la volontà di esautorare, così come è stato fatto col Parlamento, il ruolo della Magistratura in un’ottica accentratrice che vilipende la Costituzione, minando la divisione dei poteri e l’equilibrio tra gli stessi”.

Le affermazioni dell’attuale Ministro della Giustizia, dott. Carlo Nordio, appaiono ancor più gravi per avere lo stesso rivestito il ruolo di magistrato; come tale, egli non può non riconoscere l’alto valore dei principi sanciti dagli articoli 101 e 104 della Costituzione Italiana e pretenderne il rispetto; quanto più nella sua carriera egli stesso li abbia agitati mediaticamente a vantaggio della sua propria libertà di magistrato “di destra” dalle ingerenze delle cosiddette “toghe rosse”.

La Corte Costituzionale ha affermato e riaffermato, fin dagli albori della propria giurisprudenza, il principio d’indipendenza del singolo giudice sancito dall’articolo 101 della Costituzione, per cui “il magistrato nell’esercizio della sua funzione non ha altro vincolo che quello della legge.

Per garantire l’indipendenza del singolo magistrato e per porlo al riparo dalle pressioni politiche, l’articolo 104 della Costituzione ha sancito il principio dell’indipendenza della organizzazione giudiziaria nel suo complesso, in modo che “l’ordine della magistratura non ..debba… dipendere da altro potere”.

Questa garanzia di indipendenza della Magistratura dal potere politico è stata prevista dalla Costituzione per rendere effettivi i principi della sovranità del popolo e dell’uguaglianza di tutti i cittadini innanzi alla Legge, contro le prevedibili, e purtroppo in atto, degenerazioni istituzionali di superamento delle ragioni fondanti della Repubblica.

Tanto più che per il Magistrato, come presidio di diritti e di libertà, l’indipendenza non è un diritto, bensì è un dovere.

L’indipendenza dell’organo giudiziario da ogni ingerenza politica, nell’assolvimento del principio di separazione dei poteri statuali, costituisce l’asse portante del nostro Stato di diritto.

Tanto che, per garantire l’indipendenza della magistratura, i padri costituenti hanno voluto affidare il “governo delle toghe” al Consiglio Superiore della Magistratura, presieduto dal Presidente della Repubblica, organo a sua volta “non di parte”, ma di garanzia per tutti, senza distinzione di “opinioni politiche”, garante dell’unità nazionale e del rispetto della Costituzione.

La ratio dell’istituzione del CSM, organo di rilevanza costituzionale, corrisponde all’intento di rendere effettiva l’autonomia della Magistratura e l’indipendenza dei singoli magistrati. Per tale ragione, il CSM si colloca nella posizione di ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, per sottrarre l’operato dei singoli magistrati da interventi e pressioni suscettibili di turbarne in qualsiasi modo l’imparzialità.

Le dichiarazioni del Ministro e la gogna mediatica in danno del Giudice Zanda seguono palesemente lo schema “classico” di demonizzazione della persona per occultare la vera “materia del contendere”.

In primo luogo, si è voluto rendere di pubblico dominio il caso mediante una ridicolizzazione della persona, infangata per le motivazioni dei suoi provvedimenti decisi in “Nome del Popolo Italiano” e per le sue posizioni critiche nei confronti delle “cautele” poste dai “Governi della Pandemia” (green pass, distanziamento sociale, tamponi, obblighi vaccinali).

Oggetto della disputa non è in sé l’iter logico-giuridico dei provvedimenti giudiziali, peraltro ineccepibile sotto ogni profilo, bensì è sotto attacco la persona, vilmente etichettata ed aprioristicamente bollata come “eretica” per la sua coraggiosa e non comune indagine su fatti e normative.

In secondo luogo, si nasconde l’evoluzione delle vicende sottese ai provvedimenti atta a fugare ogni residuo dubbio su quanto accaduto nella “era pandemica” e a riconfigurare gli eventi secondo differenti prospettive di responsabilità.

Il procedimento disciplinare è stato azionato proprio nel momento in cui è di dominio pubblico il vero, ovvero che la Covid-19 per l’Organizzazione Mondiale della Sanità era ed è parificata ad una “semplice influenza”, che il virus “Sars-Cov2” non è mai stato isolato (per l’effetto, manca ancora la prova clinica della sua esistenza), che il tampone non ha mai avuto alcun valore diagnostico, che i cosiddetti “vaccini” non hanno avuto sin dal principio alcuna funzione di immunizzazione, che il greenpass non ha mai potuto assolvere a strumento di profilassi; che la somministrazione dei sieri genici non è stata anticipata da alcuna sperimentazione; che le reazioni avverse sono oggi considerate e tollerate quale esito prevedibile di una sperimentazione genica di massa; circostanze tutte confermate da quelle stesse istituzioni sanitarie (AIFA, ISS, OMS) le cui ormai superate prescrizioni il magistrato Zanda ha coerentemente e correttamente, con ineccepibile percorso logico-giuridico, disatteso nel momento in cui si è imposto il massimo grado di attenzione e di lucidità nel discernimento su fatti che hanno impattato pesantemente sulla salute pubblica e sui diritti e le libertà individuali e collettivi dei cittadini.

Incontrovertibili conferme sono poi giunte dalle intercettazioni della Magistratura penale che hanno confermato una gestione della pandemia segnata da gravi reticenze, quantomeno colpose se non addirittura dolose, orientate più a salvare “il vaccino”, quindi il drenaggio di pubbliche risorse verso i profitti collegati a titoli azionari quotati in borsa, che la popolazione.

Ci chiediamo come sia possibile che un Ministro della Giustizia non sappia che Janine Small, alta funzionaria dell’azienda Pfizer e responsabile per i mercati internazionali della multinazionale farmaceutica, abbia, nel corso dell’audizione tenuta lunedì 10 ottobre 2022 innanzi al Parlamento Europeo, dichiarato: Il vaccino anti Covid Pfizer non è stato testato per prevenire l’infezione anche perché nessuno ce lo ha chiesto e in ogni caso non c’era tempo”.

Ci chiediamo come sia possibile che un Ministro della Giustizia non sappia che Albert Bourla, presidente e amministratore delegato di Pfizer, si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni alla commissione d’inchiesta istituita dall’UE per indagare sulla trattativa riservata (via Whatsapp) tra lui e Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, per la fornitura di vaccini ai Governi nazionali dell’UE.

Ci chiediamo come sia possibile che un Ministro della Giustizia non sappia che Il cosiddetto “vaccino anti-Covid-19 Pfizer”, come anche gli altri, non sia mai stato testato per fermare i contagi e che la sperimentazione è stata fatta sulla popolazione, come apertamente affermato dalle stesse case produttrici dei “sieri genici sperimentali”.

Ci chiediamo come sia possibile che un Ministro della Giustizia non sappia che la libertà personale è garantita quale libertà inviolabile dall’articolo 13 della Costituzione attraverso una doppia riserva, di legge e di giurisdizione, e che un DPCM non può violarla, quanto più in assenza del vaglio di un magistrato.

Ci chiediamo come sia possibile che un Ministro della Giustizia non sappia che l’articolo 32 della Costituzione tutela i diritti individuali e gli interessi collettivi con il “sempreverde” limite del rispetto della persona umana.

Le pronunce del giudice Zanda hanno rappresentato il più alto esempio di autonomia della Magistratura e di indipendenza del Magistrato da qualsiasi ingerenza, sia essa di natura politica, mediatica o apparentemente scientifica.

Di più, il comportamento del magistrato Zanda (e di altri giudici togati e onorari) è stato il momento più alto e decoroso della Repubblica in una delle fasi più oscure e oscurantiste della vita democratica della nostra Repubblica.

La Magistratura è oggi più che mai chiamata ad indagare sul potere esecutivo e non può consentire il ribaltamento di fatto degli equilibri istituzionali dettati dalla Costituzione.

Nel gioco dei pesi e dei contrappesi, non è il potere esecutivo a giudicare i magistrati, bensì sono i magistrati ad imputare ai governanti la violazione della Costituzione e delle Leggi, come auspicato da molto tempo da Mille Avvocati per la Costituzione soprattutto con la denuncia denominata “La Nuova Norimberga”, depositata alla Direzione Nazionale Antimafia.

Pende ancora l’accusa contro i Governi Conte e Draghi per la violazione del Decreto Legislativo n. 1/2018 come atto di violenza politica con imposizione di deroghe ai diritti personali e alle libertà fondamentali, per gli effetti di cui agli articoli 270, 270 bis e 270 sexies del Codice Penale; per la normalizzazione dello stato di emergenza come pretesto per il ricorso alla decretazione d’urgenza ai sensi dell’art. 77 della Costituzione, per gli effetti di cui all’art. 270 bis del Codice Penale; per l’usurpazione di poteri non propri anche per decisioni non legate all’emergenza, per gli effetti di cui all’art. 287 del Codice Penale; per l’eversione dell’Ordine democratico e dell’Ordinamento costituzionale, per gli effetti di cui all’art. 270 bis del Codice Penale.

In uno Stato di diritto ci si sarebbe attesa una netta presa di posizione del Sig. Ministro della Giustizia a tutela del singolo magistrato Susanna Zanda, anche in considerazione della sua pronuncia di condanna in un procedimento civile in danno di Matteo Renzi, leader del senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, a sua voltaautore dell’interrogazione da cui sono scaturite le dichiarazioni del Ministro Nordio.

In uno Stato di diritto ci si sarebbe attesa una netta presa di posizione del Sig. Ministro della Giustizia al fine di provocare le indagini necessarie per verificare fatti, circostanze e documenti sulla verità, su nient’altro che la verità, della cosiddetta “pandemia” e sulle modalità con cui la stessa è stata affrontata.

In tale cornice, le parole del Ministro della Giustizia sono inopportune anche in prospettiva politica, perché contribuiscono ad ampliare la frattura dell’unità nazionale.

Difatti, la d.ssa Zanda è in atto vilipesa e insidiata per ragioni che vorrebbero ricondursi ad opinioni politiche ampiamente diffuse e non condivise soltanto in ultimo dal Governo Meloni.

Il Ministro Nordio ha già dimenticato che il suo capo politico, Giorgia Meloni, ha conquistato la maggioranza parlamentare con il sostegno elettorale di una gran parte della popolazione italiana, di consistenti settori della Magistratura, delle Forze Armate, delle Forze dell’Ordine, delle Università, delle libere professioni, che “quelle” opinioni politiche le condivide tuttora.

Senza “quel” sostegno elettorale di chi vede lo stato delle cose negli esatti termini argomentati da Susanna Zanda, Nordio oggi non sarebbe Ministro, bensì un mero magistrato in pensione.

Pertanto, sarebbe moralmente doveroso da parte del Sig. Ministro porgere pubbliche scuse alla d.ssa Susanna Zanda, non prima di avere lasciato un ruolo di cui ha dimostrato di non essere all’altezza.

Roma, 5 giugno 2023

per Mille Avvocati per la Costituzione

Avv. Lillo Massimiliano Musso
Avv. Serafina Lentini
Avv. Maria Grazia Marino
Avv. Francesca Leonardi

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