Balneari: quale interessi si difende? Quello nazionale o quello europeo?

“Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue esprimendosi su una vertenza che coinvolge l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato e il comune di Ginosa (Taranto). E’ giusto chiedersi quale interessi stia difendo la Corte: quello nazionale o quello europeo?

“I giudici nazionali e le autorità amministrative” italiane “sono tenuti ad applicare le norme pertinenti” del diritto europeo, “disapplicando le disposizioni nazionali non conformi”, aggiunge la Corte. “Ciò vale anche per le autorità municipali il che significa anche che devono avere procedure di selezione imparziali e trasparenti per i potenziali offerenti” e “che le concessioni devono essere limitate nel tempo” e “non possono essere rinnovate automaticamente”

Giorgia Meloni ha garantito che l’Italia si adeguerà presto alla norma europea, ma in molti sono contrari.

Se le concessioni dureranno poco ci sarà un aumento vertiginoso dei costi, per rientrare dagli investimenti fatti (lettini, ombrelloni, ristoranti, persino i bagni). Si parla di centinaia di migliaia di euro.

L’avvocato Mauro Sandri è particolarmente critico e parla di esproprio dissimulato.

“Il problema delle aste delle zone balneari non riguarda solo i diretti interessati, ma è il paradigma di tutti gli espropri dissimulati (misure di adeguamento energetico degli immobili, messa fuori commercio dei veicoli a combustibile liquido,ecc..) che si stanno mettendo in campo ai danni della classe media”, spiega l’avvocato Mauro Sandri in un post su Telegram.

“Va registrata la presa di posizione del Presidente della Repubblica, che non ha supportato l’azione di governo a difesa della presenza di operatori italiani sulle nostre spiaggie, ma ha richiesto l’adeguamento alle norme europee e, quindi, lo svolgimento delle aste. Tutti i pareri sono legittimi, ed è certamente, un fattore critico limitare la concorrenza, ma il capo dello Stato ha il compito istituzionale di difendere gli interessi dei cittadini italiani e di valutare la problematica della limitazione della concorrenza alla luce del “principio di reciprocità”.

Se altri paesi europei o non applicano questa normativa, perché la rifiutano, o, non avendo spiagge, proteggono altri asset della loro economia, l’Italia è legittimata a non applicarla, anche se ha l’obbligo di recepirla”.

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