Inchiesta di Bergamo: mascherine che non proteggevano date alle persone per proteggersi

Le rivelazioni dell’inchiesta di Bergamo. Carlo Saffioti scrive: “Ci hanno fatto andare in guerra come gli italiani in Russia, con le scarpe di cartone“. “Il problema è l’assoluta insufficienza dei dpi – scriveva Gallera -. Fin da subito non siamo riusciti a distribuire sul territorio mascherine, camici, visiere ecc perché non ce n’erano. Qui pochi che abbiamo vengono giustamente destinati agli ospedali. Questo ha fatto saltare protocolli e servizi che erano attivi e che avrebbero dovuto essere un presidio di sanità. Ci hanno fatto andare in guerra come gli italiani in Russia, con le scarpe di cartone”.

E le mascherine date agli ospedali non erano a norma. Ne ha pubblicato una foto all’epoca l’ex assessore leghista lombardo Davide Caparini su Facebook, definendole “Swiffer”. Scrive: “LA PROTEZIONE CIVILE invia queste mascherine alla #RegioneLombardia da destinare ai #medici e #paramedici impegnati nella guerra al #coronavirus. Il peggior materiale possibile, non nello standard previsto nei casi di #pandemia.  In ritardo di settimane e per di più non a norma… e intanto le persone si ammalano e muoiono!”

“Ci hanno mandato un fazzoletto, un foglio di carta igienica, di scottex”, ha commentato all’epoca l’ex assessore alla sanità Giulio Galera. “Le abbiamo ricevute per proteggere medici e infermieri, ma vi sembra possibile? A noi servono Ffp2 o Ffp3 o quelle di tipo chirurgiche”.

Speranza poi le avrebbe date alle persone comuni per proteggersi dal Covid, anche se non c’era nessuna prova che fossero dpi o che proteggessero dal virus e nemmeno che non fossero dannose per la salute. Il motivo? “Di queste ne possiamo avere un milione al giorno, senza saremmo in grandissima difficoltà”

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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