Pasticcio rientro non vaccinati: “non si può delegare agli Ordini il diritto al lavoro”, Sindacato d’Azione

Il Sindacato d’Azione chiede certezza del diritto per il rientro dei non vaccinati e scrive una lettera aperta la Ministro della Salute. ” il diritto al lavoro e l’obbligo di vaccinazione, in alcun modo possono costituire materie disciplinabili in via amministrativa, mediante “delega di fatto” agli Ordini professionali”.

Ecco la lettere aperta al ministro della salute

Lo scrivente Sindacato, dopo aver appreso dagli organi di stampa le dichiarazioni rilasciate dal Ministro Orazio Schillaci, aventi ad oggetto il rientro al lavoro dei sanitari, così come disposto dall’art. 7 del D.L. 162/2022, a tenore delle quali: “quello che andranno a fare saranno le singole direzioni sanitarie a deciderlo, valutando il posto migliore dove i medici reintegrati potranno andare a lavorare“, si dice alquanto stupito e preoccupato.

Infatti, secondo quanto previsto dall’art. 2103 del Codice Civile: “Il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto“, per cui l’assegnazione a mansioni diverse ed inferiori deve essere la risultante di un specifico percorso argomentativo che trovi giustificazione anche in esigenze che derivino da ben precisi ed inderogabili e dimostrate necessità scaturenti da nuovi ed ineludibili assetti organizzativi, così come da stringenti rischi sanitari che, però, alla luce delle evidenze scientifiche da ultimo consolidate, paiono del tutto non sussistere.

La destinazione a diverse mansioni, quindi, deve essere la risultante di un procedimento ad hoc sulla persona / azienda e non può essere di certo un atto d’impulso ideologico, come oggi parrebbe volersi da talune parti imporre.

Inoltre, lo Statuto dei diritti dei lavoratori, L. 300/1970, vieta ogni discriminazione perpetrata a danno dei lavoratori da parte del datore, così come sussistono ben precise disposizioni comunitarie tese a vietare situazioni deplorevoli di discriminazioni, fra le diverse pare significativo ricordare DIR. n. 2000/78/CE avente ad oggetto, fra l’altro, discriminazioni per “convinzioni personali”.

Di fondamentale importanza e cogenza, inoltre, è l’art.3 della nostra Costituzione, a tenore del quale: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Ancora, ed in aggiunta, appaiono del tutto non condivisibili le ulteriori affermazioni attribuite al Ministro Schillaci, secondo cui: “La scelta di non vaccinarsi è un problema deontologico, che dovranno affrontare gli Ordini dei medici e quelli professionali. Lascerei a loro la definizione di tutto questo“.

Tali affermazioni palesano un inammissibile intento di delegificazione su materie a riserva di legge costituzionalmente garantita, ex artt. 32 e 4 della Costituzione.

È di tutta evidenza, quindi, che il diritto al lavoro e l’obbligo di vaccinazione, in alcun modo possono costituire materie disciplinabili in via amministrativa, mediante “delega di fatto” agli Ordini professionali.

Tutto ciò premesso, lo scrivente Sindacato, auspica, quindi, un pronto chiarimento da parte del Ministro e del Governo, affinché venga posta al centro dell’azione dell’esecutivo la certezza del diritto, nel pieno rispetto delle fonti e dei principi costituzionali, sin troppo lesi, in modo del tutto ingiustificato, all’evidenza dei fatti, negli ultimi due anni e mezzo.

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