I fact checker spesso usano trucchetti comunicativi per sostenere che notizie vere siano in realtà false, se non rispondono ai loro standard o al pensiero che si è deciso di far passare al grande pubblico. L’obbiettivo è quello di è quello di “cercare di soffocare le notizie più pericolose per la narrazione ufficiale, e di farlo tanto prima quanto più la notizia è pericolosa e quanto più sta diventando virale”, spiega il professor Alessandro Bagnato in un recente post su Sfero. “Per raggiungere l’obiettivo ogni mezzo è lecito. Quando la casa rischia di bruciare non si può andare troppo per il sottile con i ragionamenti, serve buttare secchiate d’acqua, o meglio, palate di fango”. Tutto pur di non far “demolire del tutto la narrazione ufficiale, costruita con una paziente propaganda durata almeno un anno e mezzo, fin dall’epopea del furgone che portava i salvifici sieri accolto come un messia”.

Vediamo assieme cosa fanno e quali trucchi usano

Fanno parlare l’immagine di copertina. sovrappongo alla foto di copertina del post o dell’articolo che vogliono confutare parole tipo“Malinformazione”, “fake”, scritto in caratteri cubitali. “Questi signori sanno bene che l’inconscio parla per immagini e quel messaggio è potente, tale da indirizzare da subito l’opinione del lettore verso i lidi desiderati dai manipolatori. Gli ho ricambiato il favore con l’immagine a copertina del presente scritto”, spiega il professor Alessandro Bagnato in un recente post su Sfero.

Altre trappole comunicative sono piazzate all’inizio del testo, in modo che il lettore prenda comunque una certa opinione ancora prima di leggere le contestazioni” a un articolo, “prima ancora cioè che si entri nel merito. Così Coltelli titola il suo articolo riprendendo il titolo del mio pezzo ma aggiungendoci alla fine il commento: “(ma per piacere!!)”.  Poi esordisce così (evidenzio le parole chiave). “Il 19 agosto 2022 su alcune bacheche social di soggetti legati alla malinformazione pandemica è stato pubblicato…” “Il primo grafico riportato dovrebbe essere sufficiente a confutare l’ipotesi”, 

In questo modo ci sono immediatamente tre messaggi subliminali che in pochissime battute hanno consentito di indirizzare verso l’obiettivo voluto il 95% di chi legge i poco consigliabili siti quali il suo. Trucchetti bassi, ma efficaci. Del resto questo è il mestiere a loro affidato, un po’ come come diceva Jessica Rabbit: “Non sono io cattiva, è che mi disegnano così”.

Poi ecco un’altra perla manipolativa. Poco prima di entrare nel merito degli argomenti, il testo offre una dichiarazione di intenti tale da presentare Butac dalla parte della ragione a prescindere: “non siamo qui per parlare di Bagnato, Stramezzi, ecc. quello che conta sono i dati che vengono riportati e condivisi. Quest’ultima parte è in grassetto, in modo che rimanga ben evidenziato il messaggio che loro sono ricercatori seri, loro sì che fanno analisi affidabili, a loro interessano i dati, caspita. Una bella autopubblicità, e come tutte le pubblicità altrettanto ingannevole.

La tecnica del grassetto è usata più volte nel corso del testo. Il grassetto è ciò che rimane (ricordate il potere delle immagini sull’inconscio?) e le frasi grassettate sono le sole che a volte i frettolosi leggono. Per capire come risulterebbe falsata questa lettura, riporto qui di seguito solo il titolo e le parti in grassetto, con gli intercalari necessari per legarne il senso”.

Usano dati fuori contesto, che non centrano nulla per confutare delle tesi che non piacciono

La cosa è grave “un conto è usare questi stratagemmi quando si presentano le proprie tesi, laddove una certa enfatizzazione è comprensibile per sottolineare gli aspetti che danno forza alle proprie opinioni, un conto invece è farlo mentre ci si presenta come giudici imparziali e super partes, gli unici autorizzati a dire che cosa è il vero”, continua il professore.

Creano confusione, una tecnica manipolativa vecchia quanto il mondo ed efficace. “Non crediate sia casuale, si tratta di una ben nota tecnica di orientamento del consenso, usata a piene mani in questi anni pandemici. Confondere volutamente i bollettini quando è chiaro quale sia quello giusto, inserire grafici molto poco comprensibili facendo loro dire cose che non dicono, saltare improvvisamente sul bollettino corretto dopo aver ragionato su quello sbagliato, slittare dalla mortalità generale alla mortalità Covid, ecc., per esempio. Fa tutto parte di una tattica tesa a portare il lettore a non capire, compito facilitato quando si tratta di argomenti un po’ tecnici come questo. La confusione evita che chi legge si possa fare una sua idea autonoma e innesca un meccanismo inconscio per il quale la propria opinione, che non si riesce a formare, viene appaltata alla persona giudicata più autorevole o più conosciuta tra i contendenti dialettici, in questo caso il fals-checker Coltelli piuttosto che” un semi sconosciuto professore, per quanto serio e professionale possa essere.

Confusione creata ad arte, uso manipolatorio dei grassetti, titolo e frasi tesi a delegittimare il mio articolo prima di averne esposto le ragioni, nessuna vera disamina dei dati, tutto è in realtà finalizzato a un solo scopo: distogliere l’attenzione del lettore dall’unico tema reale e decisivo“.

Leggi le ultime notizie su www.presskit.it

Può interessarti anche: Libertà di parola: la denuncia contro il governo americano per le censure sui social media

Seguici su Facebook https://www.facebook.com/presskit.it

Seguici su Telegram https://t.me/presskit