Il Papa è rimasto uno tra i pochi a chiedere la pace: convertire i soldi per le armi in aiuti alla popolazione

“Che cosa deve accadere ancora, quanti morti bisognerà attendere prima che le contrapposizioni cedano il passo al dialogo per il bene della gente, dei popoli e dell’umanità? L’unica via di uscita è la pace e la sola strada per arrivarci è il dialogo”.

Papa Francesco lo ha detto al termine della messa celebrata nella capitale del Kazakistan rispondendo al saluto di Tomash Bernard Peta Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana. “La ringraziamo – ha detto- perché Lei sempre dirige il nostro sguardo verso la Madre di Gesù, come Madre di tutti che si prende cura di noi e prega per noi”.

“La gratitudine al Signore per il santo popolo di Dio che vive in questo grande Paese – ha detto il Papa- si unisce a quella per il suo impegno a promuovere il dialogo, e si trasforma in invocazione di pace, pace di cui il nostro mondo è assetato.

Penso a tanti luoghi martoriati dalla guerra, soprattutto alla cara Ucraina. Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua ineluttabilità. Soccorriamo chi soffre e insistiamo perché si provi davvero a raggiungere la pace. Che cosa deve accadere ancora, quanti morti bisognerà attendere prima che le contrapposizioni cedano il passo al dialogo per il bene della gente, dei popoli e dell’umanità? L’unica via di uscita è la pace e la sola strada per arrivarci è il dialogo. Ho appreso con preoccupazione che in queste ore si sono accesi nuovi focolai di tensione nella regione caucasica. Continuiamo a pregare perché, anche in questi territori, sulle contese prevalgano il confronto pacifico e la concordia. Il mondo impari a costruire la pace, anche limitando la corsa agli armamenti e convertendo le ingenti spese belliche in sostegni concreti alle popolazioni. Grazie a tutti coloro che credono in questo, grazie a voi e a quanti sono messaggeri di pace e di unità!”

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