“Draghi è l’espressione del pensiero unico occidentale che ha condotto il mondo sull’orlo del baratro”, Tommaso Montanari

“Draghi è l’espressione più autorevole, in Italia, del pensiero unico occidentale che ha condotto il mondo sull’orlo del baratro ambientale, sociale e politico. «Un’ampia privatizzazione è una grande, direi straordinaria, decisione politica che scuote le fondamenta dell’ordine socioeconomico, riscrive confini tra pubblico e privato che non sono stati messi in discussione per quasi cinquant’anni, induce un ampio processo di deregolamentazione, indebolisce un sistema economico in cui sussidi alle famiglie e alle imprese hanno ancora un ruolo importante. […] Consideriamo questo processo di privatizzazione accompagnata da deregolamentazione inevitabile, perché innescata dall’aumento dell’integrazione europea: l’Italia può promuoverla da sé, oppure essere obbligata dalla legislazione europea. Noi preferiamo la prima strada.» Era il 2 giugno 1992, e l’allora direttore generale del Tesoro Mario Draghi celebrava la festa della Repubblica parlando così a bordo del panfilo Britannia, di proprietà della regina Elisabetta.”

“La funzione di Draghi, e delle élite finanziarie che lo esprimono, era – ed è – difendere a oltranza lo stato delle cose. E quel discorso lo diceva apertamente: per esempio quando condannava il fatto che le giuste critiche alle politiche dell’Unione fossero diventate, «nel messaggio populista, una critica contro tutto l’ordine esistente». L’ordine esistente, ecco in cosa consiste quella ideologia immanente: nel deificare e perpetuare le cose come sono, i poteri dove e come sono. Un ordine che per Draghi è intoccabile a partire dal suo architrave ideologico: la crescita. È qui che il discorso si faceva scopertamente dogmatico: «Il ritorno alla crescita, una crescita che rispetti l’ambiente e che non umili la persona, è divenuto un imperativo assoluto. Perché le politiche economiche oggi perseguite siano sostenibili, per dare sicurezza di reddito specialmente ai più poveri». È un paradigma perento, ipocrita, smentito dalla realtà: la chimera di una crescita che continui come è ora, ma sia sostenibile sul piano ambientale e sociale. Evidenze scientifiche e sociali escludono che questo sia possibile: l’imperativo assoluto della crescita è un imperativo assoluto al suicidio collettivo. Draghi non parla di eguaglianza, tantomeno di giustizia sociale, ma della necessità di non «umiliare» ulteriormente i poveri, e di non erodere ancora i loro poveri redditi attuali. Nessun cambiamento: la messa in sicurezza dell’ordine attuale, fondato su una insostenibile ingiustizia, cioè sul consumo sfrenato del pianeta e sulla massima diseguaglianza possibile. L’obiettivo è la conservazione degli attuali rapporti di forza che garantiscono i (pochissimi) salvati contro i (tantissimi) sommersi.”

Tratto da: Eclissi di Costituzione: Il governo Draghi e la democrazia” di Tomaso Montanari, Editore Chiarelettere (21 aprile 2022). Si può ordinare qui.

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