Ponte Morandi: “sono passati 4 anni e il processo deve ancora iniziare”, fuori giornalisti e alcune parti civili dall’aula

“Sono passati quattro anni, ci sono stati 43 morti, e questo processo deve ancora iniziare. 43 morti e dobbiamo stare fuori a vedervi in televisione… Andate a chiamare il presidente dell tribunale che ci spieghi il perché siamo stati esclusi dall’aula”, Alberto Pallotti, presidente delle vittime della strada.

“Ci sono i giornalisti che stanno esponendo delle giuste rivendicazioni. Loro hanno diritto di cronaca e noi abbiamo diritto di assistere ai processi …e non con la televisione in aula magna. Venga a spiegare a tutti perché non ci ammettete. Gli avvocati entrano, questa è per voi la giustizia. Qui fuori c’è scritto palazzo di giustizia, scrivete palazzo dove ci facciamo i processi da soli, che è meglio così. Che nessuno possa vedervi, questo è il bavaglio che mettete a loro e quello che mettere a noi. Troppo facile così. Sono passati quattro anni, ci sono stati 43 morti, e questo processo deve ancora iniziare.”

È stato rinviato al 12 settembre il processo per il crollo del ponte Morandi. La prima udienza, stamani, è finita, “con anticipo clamoroso” come ha sottolineato il presidente del collegio Paolo Lepri. Sono 59 le persone imputate per il crollo del viadotto autostradale collassato il 14 agosto 2018 che causò la morte di 43 persone: tra gli imputati ex vertici e tecnici di Autostrade e Spea (la società che si occupava di manutenzioni e ispezioni), attuali ed ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari del Provveditorato. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Alle proteste fuori dal tribunale si sono unite quelle degli organi ufficiali dei giornalisti liguri e non solo. «Noi abbiamo il diritto e il dovere di fare informazione e questo diritto-dovere in questo momento viene negato da un giudice con un’ordinanza francamente incomprensibile. È una delle pagine più brutte e oscure della storia italiana, vorrei ricordare che il 14 agosto 2018 è caduto un ponte per la mancata manutenzione e l’incuria prolungata: la drammatica spettacolarizzazione è questa, non può essere quella dei cronisti e degli operatori che entrano in un’aula di giustizia e documentano quello che accade». Così la vicesegretaria della Fnsi, Alessandra Costante, aprendo la protesta indetta dai giornalisti liguri dopo l’ordinanza del presidente del tribunale di Genova che ha in pratica deciso di “oscurare” il processo sul crollo del ponte Morandi, vietando la presenza di telecamere in aula.

Per Sgv, inoltre, la decisione del collegio giudicante «crea un precedente pericoloso per gli operatori dell’informazione dell’immagine e per il diritto dei cittadini a essere informati attraverso un lavoro di cronaca professionale e indipendente a salvaguardia di una democrazia compiuta e plurale. Non si può silenziare e oscurare radio, tv e siti online per il preventivo “timore” di spettacolarizzazione del dibattimento: è un’offesa all’intelligenza e alla professionalità di chi ogni giorno svolge con accuratezza e serietà il mestiere di giornalista.
La presunzione d’innocenza – conclude il Sindacato Veneto – è un diritto sacrosanto per indagati e imputati, lo è anche il diritto di cronaca sancito parimenti dalla Costituzione».

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