I docenti vaccinati scrivono una lettera di solidarietà ai colleghi non vaccinati. Il fac-simile da mandare

“Invitiamo tutti i docenti, di ogni ordine e grado, a sottoscrivere questa lettera di solidarietà con i nostri colleghi sospesi e ora riammessi, ricordando che, se si accettano oggi per altri dei provvedimenti ingiustificati, umilianti e lesivi della dignità professionale e personale, corriamo l’enorme rischio che altri provvedimenti di questo genere possano essere presi in futuro per altri motivi e colpire anche noi stessi”, scrive l’autore della lettera SAVERIO MAURO TASSI

“Ho fatto la terza vaccinazione sotto coercizione, ma sono per la libertà di scelta”, spiega a ByoBlu l’autore. “Adesso sono stati riammessi scuola, ma emarginati in maniera umiliante. Le ragioni addotte ai ministri sostengono che queste persone “sono cattivi esempi e per questo non possono avere contatti con gli studenti” sono insussistenti”.

Invita tutti a sottoscriverla e a inviarla.

La lettera

Noi sottoscritti, docenti vaccinati provvisti di green pass rafforzato, esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi che hanno fatto, in scienza e coscienza, la scelta di non vaccinarsi e che, dopo essere stati sospesi tre mesi senza stipendio, e senza neanche l’assegno di sopravvivenza, sono stati riammessi a scuola con corresponsione dello stipendio, ma senza poter insegnare, e relegati in spazi isolati a svolgere attività non previste dal nostro contratto di lavoro.

Noi crediamo che il DL 24 che ha imposto questo trattamento punisca e umili ingiustificatamente i nostri colleghi non vaccinati, per i seguenti motivi:

1) essi sono riammessi a scuola solo se si sottopongono a un tampone ogni 48 ore, e pertanto, in base alle più recenti acquisizioni mediche, hanno meno probabilità di essere causa di contagio di noi colleghi vaccinati che non facciamo i tamponi.

2) Essi, a meno che non siano ultracinquantenni, non hanno trasgredito alcuna legge, in quanto non sussisteva un obbligo legale per i docenti di vaccinarsi: la norma prevedeva solo che, nel caso non si fossero vaccinati, temporaneamente sarebbero stati sospesi dall’insegnamento e dallo stipendio, ovvero offriva la possibilità di una duplice scelta, limitandosi a penalizzarne fortemente una al fine di incentivare la scelta dell’altra. Dal momento che, in uno Stato di diritto ovvero costituzionale, nessun comportamento che non violi una legge può essere considerato negativo, i docenti che non si sono vaccinati non possono aver dato alcun cattivo esempio né possono aver violato alcun patto sociale e civile o assunto comportamenti diseducativi e pertanto in nessun modo si giustificano provvedimenti punitivi, quali il demansionamento e il confinamento.

3) Vale appena la pena di notare che, per incentivare la scelta a favore della vaccinazione, i colleghi che hanno fatto una scelta diversa sono stati trattati peggio di quelli che sono sospesi dall’insegnamento per grave violazione disciplinare, oppure perché sottoposti a procedimento giudiziario, i quali non ricevono lo stipendio, ma almeno un assegno di mantenimento.

4) Solo i docenti ultracinquantenni hanno violato un obbligo di vaccinazione, ma anche tale violazione è punita a termini di legge con un’ammenda pecuniaria il cui versamento cancella la violazione, così come il pagamento di una multa per un’infrazione del codice della strada. Nemmeno i docenti ultracinquantenni, dunque, possono essere giudicati negativamente e sottoposti per questo a provvedimenti punitivi, se non da un punto di vista esclusivamente morale, che come tale è opinabile e in alcun modo può essere fondamento di una norma di legge, altrimenti non saremmo in uno Stato di diritto, ma in uno Stato etico.

Pertanto, non sussistono né motivazioni sanitarie né motivazioni civili ed educative che possano legittimare il demansionamento e il confinamento dei docenti non vaccinati.
Per quanto sopra riteniamo che il trattamento riservato ai docenti non vaccinati riammessi a scuola si configuri come una discriminazione, lesiva del diritto costituzionale all’uguaglianza, e al contempo come un’infrazione del contratto nazionale degli insegnanti, nonché come una umiliazione della dignità professionale e della stessa persona umana dei nostri colleghi.

Crediamo che tutto questo sia incompatibile con la nostra Costituzione e pertanto chiediamo al governo di ritirare tali provvedimenti.

Invitiamo, infine, tutti i docenti, di ogni ordine e grado, a sottoscrivere questa lettera di solidarietà con i nostri colleghi sospesi e ora riammessi, ricordando che, se si accettano oggi per altri dei provvedimenti ingiustificati, umilianti e lesivi della dignità professionale e personale, corriamo l’enorme rischio che altri provvedimenti di questo genere possano essere presi in futuro per altri motivi e colpire anche noi stessi.

SAVERIO MAURO TASSI

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