Cosa dice il primo studio su 392 pazienti Covid curati con terapia ambulatoriale precoce

Il 99,6% dei pazienti sono guariti, presi in carica con terapia ambulatoriale precoce sono guariti. Nessuno è stato trattato come prevedeva il ministero con Tachipirina e vigile attesa, sono stati curati, ognuno in base ai sintomi portati dalla malattia. Molti avevano più di una patologia in corso. Dei 392 casi analizzati e curati precocemente solo due sono mori.

“La conoscenza della fisiopatologia del COVID-19 ha presto fornito una forte motivazione per l’uso precoce di anti -farmaci infiammatori, antipiastrinici e anticoagulanti, tuttavia l’evidenza è stata solo lentamente e parzialmente incorporata nelle linee guida istituzionali. I bisogni insoddisfatti dei pazienti ambulatoriali COVID-19 sono stati presto presi in carico da reti di medici e ricercatori, utilizzando approcci farmacoterapeutici basati sulle migliori esperienze disponibili”.

I pazienti. L’età media dei pazienti era di 48,5 anni (range: 0,5-97). Erano per il 51,3% femmine e sono state accudite quando erano in fase COVID-19 0 (15,6%), 1 (50,0%), 2a (28,8%), 2b (5,6%). Molti pazienti erano in sovrappeso (26%) o obesi (11,5%), con comorbidità croniche (34,9%), principalmente cardiovascolari (23%) e metaboliche (13,3%).

I farmaci più frequentemente prescritti includevano: vitamine e integratori (98,7%), aspirina (66,1%), antibiotici (62%), glucocorticoidi (41,8%), idrossiclorochina (29,6%), enoxaparina (28, 6%), colchicina (8,9%), ossigenoterapia (6,9%), ivermectina (2,8%). Il ricovero è avvenuto nel 5,8% dei casi totali, principalmente nei pazienti assistiti allo stadio 2b (27,3%). Complessivamente, 390 pazienti (99,6%) sono guariti, un paziente (0,2%) è stato perso al follow-up e un paziente (0,2%) è deceduto dopo il ricovero in ospedale. Un medico ha riportato una reazione avversa al farmaco (ADR) di grado 1 (disturbo transitorio o lieve) e 3 medici hanno riportato in totale 8 ADR di grado 2 (limitazione dell’attività da lieve a moderata).

Metodi Studio osservazionale retrospettivo che indaga le caratteristiche, la gestione e gli esiti nei pazienti COVID-19 assistiti in Italia da medici volontari all’interno dell’Associazione IppocrateOrg, una delle principali reti di assistenza internazionale, tra il 1 novembre 2020 e il 31 marzo 2021.

Conclusioni. La letalità COVID-19 nella nostra coorte è stata dello 0,2%, mentre la letalità complessiva COVID-19 in Italia nello stesso periodo è stata compresa tra il 3% e il 3,8%. L’uso dei singoli farmaci e delle combinazioni di farmaci descritti in questo studio appare quindi efficace e sicuro, come indicato dalle poche e lievi reazioni avverse segnalate. Le prove attuali dovrebbero essere attentamente considerate dai medici che si prendono cura dei pazienti COVID-19 così come dai decisori politici che gestiscono l’attuale crisi globale.

La ricerca è stata condotta dal Centro di Ricerca in farmacologia medica dell’Università dell’Insubria (Varese) e da IppocrateOrg, il famoso network internazionale composto da medici, scienziati e professionisti del settore sanitario, pionieri nella cura precoce e domiciliare del Covid-19 in disobbedienza al famigerato “protocollo” di Roberto Speranza, ovvero Tachipirina e vigile attesa.

Fonte (a questo link trovate lo studio): https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2022.04.04.22273356v1

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