Sabato 22 giugno alle ore 21.00 a Varese andrà in scena uno spettacolo teatrale con uno scopo ben preciso: restaurare la tela seicentesca raffigurante i volti dei due “creatori” del Sacro Monte: padre Gianbattista Aguggiari e l’architetto Giuseppe Bernascone. L’appuntamento è presso il Teatro di Varese in Piazza Repubblica, il Gruppo Teatrale Crennese presenta lo spettacolo “Antigone. Il filo strappato”, tratto da “Antigone” di Sofocle.
L’iniziativa è strettamente legata al Sacro Monte di Varese. I proventi e le offerte raccolte per la serata andranno, infatti, a sostegno di alcune importanti realtà del territorio tra cui il Sacro Monte per il progetto di restauro dell’emblematica tela seicentesca raffigurante i volti dei due “creatori” del Sacro Monte: padre Gianbattista Aguggiari e l’architetto Giuseppe Bernascone.
L’evento è realizzato in collaborazione con Archeologistics, impresa sociale impegnata nella valorizzazione dei beni culturali.
Il costo del biglietto è pari ad € 15 cad. Per partecipare è possibile prenotare i biglietti in uno dei seguenti modi: al link: http://antigone-gtc.eventbrite.it oppure presso i musei del Sacro Monte di Varese nei giorni precedenti lo spettacolo.
“Una domenica di primavera dell’anno di Grazia 1604, dopo la funzione del mattino al santuario di Santa Maria del Monte, un gruppetto di conoscenti si avviò a scendere verso Varese, lungo il noto sentiero. La discussione era piuttosto vivace e verteva, era evidente, su una questione già altre volte affrontata: la realizzazione, in quel luogo, di una Via sacra, che i fedeli avrebbero potuto percorrere singolarmente o in processione, meditando, anche visivamente, i Misteri del Rosario”, si legge nel Ragguaglio che venne dato alle stampe una ventina d’anni più tardi.
Il confessore delle romite ambrosiane ripropose alla comitiva l’idea di suor Tecla, di erigere una cappella per offrire un punto di sosta e di preghiera ai pellegrini. Al che padre Giovan Battista Aguggiari (detto da Monza), cappuccino, che da qualche tempo esercitava l’ufficio di predicatore a Varese, rispose animatamente che non una, ma quindici cappelle andavano realizzate lungo quel cammino: una per ogni Mistero. «Ma con quali denari? Le sorelle desiderano contribuire, certo, ma non hanno una simile disponibilità!», si agitò un terzo, il deputato delle monache. «I denari li troveranno i fedeli…», fu lesto a rispondere il frate: «Mettiamo una croce con una cassetta delle elemosine nel posto dove dovrà sorgere ciascuna cappella, e vedrete se non raccoglieremo i fondi necessari in un amen!».
Ma queste cappelle – fioccavano le domande – come avrebbero dovuto essere? Come quelle del Sacro Monte di Varallo? Più grandi? Più belle? E chi le avrebbe progettate? «Per questo c’è qui il nostro amico architetto…», rispose l’Aguggiari, indicando l’uomo alla sua destra, che fino a quel momento non aveva detto parola: si trattava di Francesco Bernascone, detto il Mancino, che in quel contesto aveva da poco realizzato il nuovo campanile del santuario e che, una decina di anni più tardi, realizzerà quello imponente della basilica varesina di San Vittore. E che lì, alle romite, aveva monaca sua figlia Maria…”
Info e contatti info@sacromontedivarese.it / 328.8377206
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