Anna Politkovskaja è una giornalista russa uccisa, a quarantotto anni, nel 2006 a Mosca. Con i suoi capelli grigi e gli occhialini in metallo, è diventata un’icona della libertà di espressione. Nella sua vita ha raccontato molte storie, ma nessuno aveva ancora raccontato la sua. Ora, eccola. La racconta una giornalista italiana, Lucia Tilde Ingrosso.
Si tratta di un racconto della parte intima, più segreta, della giornalista russa. Quella di Anna è, prima di tutto, una storia d’amore. A diciotto anni incontra Sasha, che diventerà un giornalista di successo. È un caso se il loro matrimonio entra in crisi quando lei diventa più famosa di lui? Ma è anche una storia d’avventura: quaranta volte in Cecenia, da clandestina, soffrendo la fame, la sete e il freddo. Rischiando la vita. Facendo gli incontri più vari. Per non parlare dei contorni gialli: chi l’ha uccisa quindici anni fa? E perché? Possibile che dietro ci siano davvero Vladimir Putin, presidente della Russia, o Ramzan Kadyrov, capo della Cecenia? Una vita da romanzo, ricostruita grazie alle parole di Anna. E ai racconti di chi l’ha conosciuta, amata, raccontata.
Un libro scorrevole e documentato, che può ispirare le donne che ambiscono a ruoli da protagoniste. I reporter che hanno come unico faro quello della verità. E i giovani, che cercano un modello a cui ispirarsi. A intrecciarsi con la cronaca una storia d’amore, fra realtà e finzione, ambientata a Mantova nel 2005, per Festivaletteratura, l’unico evento italiano di Anna.