Donbass stories, il libro con le foto di Giorgio Bianchi da oggi in libreria

Esce oggi in libreria Donbass stories, il libro con le foto di Giorgio Bianchi. “Oggi noi abbiamo a disposizione diversi linguaggi per raccontare le storie che incrociamo lungo il nostro cammino. Abbiamo la fotografia, la scrittura, abbiamo i filmati. Ognuno di essi ci permette di aggiungere una dimensione in più al nostro racconto. La fotografia pur essendo apparentemente il linguaggio più limitato ha un enorme vantaggio rispetto agli altri due; un’immagine fotografica è un frammento di realtà che si trasferisce direttamente dalla retina del fotografo a quella della spettatore, divenendo in questo modo memoria condivisa”, spiega l’autore.

Migliaia di morti e feriti, milioni di profughi. La guerra civile in Ucraina ha letteralmente cancellato dalla cartina geografica intere città e villaggi, insanguinando, per la prima volta nel ventunesimo secolo, il suolo del continente europeo. La rivolta di Euromaidan del 2014, che ha portato alla caduta del presidente Viktor Janukovyc, ha infatti innescato una serie di eventi a catena che sono sfociati nel conflitto del Donbass. Nonostante i numerosi cessate-il-fuoco proclamati a Minsk, la guerra continua a infuriare da quel settembre 2014. Gli scontri più sanguinosi si sono registrati alla periferia di Donetsk, nei pressi dell’aeroporto internazionale. La struttura è poi definitivamente caduta nelle mani dei ribelli nel gennaio del 2015, creando i presupposti per l’ultima grande offensiva filorussa, culminata di lì a un mese con la conquista del nodo ferroviario di Debaltsevo. Da allora il conflitto si è trasformato in una logorante guerra di trincea: come nella Prima guerra mondiale, le offensive sono precedute da estenuanti duelli d’artiglieria e si concludono, il più delle volte, con avanzate di poche centinaia di metri. “Donbass Stories” è il racconto per immagini di questi lunghi otto anni di conflitto, visto attraverso gli occhi di quegli attori invisibili le cui vite continuano a essere sconvolte da avvenimenti epocali.

“La cosa peggiore che può capitare a un fotografo freelance è che le sue immagini restino invendute all’interno del proprio hard disk. La fiducia delle persone che ti hanno aperto le porte della loro intimità e ti hanno raccontato le loro storie, deve essere in qualche modo ripagata facendo sì che l’opinione pubblica ne venga a conoscenza. Se non si raggiunge questo obiettivo non possiamo dire di aver fatto un reportage ma semplicemente del turismo 2.0

La possibilità di “colonizzare” l’immaginario altrui e di contribuire a definire l’immagine di mondo di un pubblico potenzialmente vastissimo, implica un enorme potere da parte dell’autore da cui deriva un altrettanto grande responsabilità.

Fortunatamente le mie foto non sono rimaste nell’hard disk.
Donbass stories, da oggi in tutte le librerie d’Italia”.

 

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