Turisti stranieri in Italia: mai così pochi

L’analisi dell’Istat è impietosa. Il turismo è stato uno dei settori più colpiti dalla crisi pandemica, risentendo in particola- re della drastica riduzione dei flussi turistici dall’estero. Questa sembra anche essere la componente destinata al recupero più lento, a causa di modifiche dei comportamenti non immediatamente reversibili e del perdurare di restrizioni sui movimenti tra paesi.Nel 2020 la spesa per consumi finali sul territorio economico delle famiglie non residenti (fonte Banca d’Italia) ha registrato un crollo del 60 per cento, pari a circa 26,8 miliardi di euro. Poiché è ragionevole ipotizzare che buona parte di tale caduta non sarà recuperata nel 2021, è interessante comprendere come questa influenzi i diversi settori dell’economia rispetto alla situazione pre-crisi. Per analizzare l’impatto della contrazione della spesa turi- stica straniera, è stata effettuata una simulazione degli effetti sul sistema produttivo, basa- ta su ipotesi tecniche derivanti dalla struttura input/output dell’economia italiana alla vigilia della crisi. L’esercizio conferma la forte asimmetria e differenziazione settoriale degli effetti dello shock, fornendo una misura indicativa della scala degli effetti connessi al prolungarsi della crisi del turismo internazionale.

La ripartizione della spesa per consumi degli stranieri per tipologia di prodotto, necessaria per l’esercizio di simulazione, include una stima della spesa per alberghi e pubblici eserci- zi, effettuata sulla base dei flussi dei non residenti rilevati dalle statistiche sul movimento turistico nel 2020. Al netto di questa componente, che costituisce la parte più rilevante della spesa degli stranieri, è stata ipotizzata una ripartizione delle altre voci (servizi di tra- sporto passeggeri, agenzie di viaggio, servizi ricreativi e culturali, commercio al dettaglio, servizi abitativi per l’uso delle seconde case di vacanza e altri servizi alla persona) sulla base delle informazioni dell’ultimo Conto Satellite del Turismo (riferito all’anno 2017)1.

I risultati mostrano come i 26,8 miliardi di euro di contrazione dei consumi finali dei turisti stranieri abbiano comportato una riduzione complessiva del valore aggiunto di poco più di 23,5 miliardi di euro, pari all’1,5 per cento di quello dell’intera economia: circa 19,5 miliardi (l’1,2 per cento) in via diretta, 4 miliardi dovuti agli effetti indiretti di trasmissione sul resto del sistema produttivo. In termini occupazionali, questa minore attività si traduce in circa 450 mila unità di lavoro a tempo pieno in meno, pari al 2,0 per cento del totale.

Il settore degli alberghi e pubblici esercizi subisce gli effetti più severi, con una caduta del valore aggiunto del 14,3 per cento, dovuto principalmente all’impatto diretto della minore domanda finale. Rilevante è anche l’impatto diretto sul commercio (-2,4 per cento), mentre per il settore agricolo la flessione del valore aggiunto (-2,1 per cento) è causata dagli effetti indiretti generati sulla filiera agro-alimentare.

La caduta dell’attività dei servizi di alloggio e ristorazione, insieme alla riduzione degli affitti turistici (10,8 miliardi di euro nel complesso), spiega in via diretta o indiretta poco meno della metà dell’effetto complessivo sul valore aggiunto. Rilevante è anche l’impatto d’insieme sul commercio (4,5 miliardi, pari a circa il 20 per cento dell’effetto totale) e sul comparto della cultura e dell’intrattenimento (poco più di 500 milioni). Anche i settori del trasporto e logistica (-1,2 per cento il valore aggiunto), dell’energia, acqua e rifiuti (-1,1 per cento) e degli altri servizi di mercato (-1,0 per cento) risentono della riduzione della spesa degli stranieri, così come la manifattura a bassa tecnologia (-0,9 per cento, principalmente per gli effetti sul comparto alimentare) e i servizi finanziari, assicurativi e immobiliari (-0,9 per cento, per effetto dell’impatto diretto sul settore immobiliare).

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