“Stabilendo un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% nel 2035 e non prevedendo alcun incentivo per l’uso di carburanti rinnovabili, il regolamento non è in linea con il principio di neutralità tecnologica. Pertanto, l’Italia non può sostenerlo”. Pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione di Bruxelles, il governo di Giorgia Meloni sostiene che i provvedimenti volti a contrastare il cambiamento climatico debbano essere attuati portando avanti “una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare – si legge in una nota diramata nelle scorse ore dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo”.
Con lei si sono schierati anche Polonia e Ungheria, e in Germania ci sono molti dubbi.
In Germania l’industria automobilistica vale il 5% del PIL e 800.000 posti di lavoro In Italia l’8,5% del PIL e 280mila occupati. L’auto elettrica in Italia non decolla nel 2002 solo 4 auto vendute nel nostro Paese su 100 erano elettriche.
Il bando alle auto a benzina e diesel dal 2035 è uno dei passi verso l’obiettivo numero 1 dell’Unione Europea: la neutralità climatica entro il 2050 quando Ursula von Der Leyen avrà 91 anni.
Il prossimo 3 marzo, nella riunione del Coreper (l’organismo responsabile della preparazione dei lavori del Consiglio europeo), l’Italia voterà no al bando delle auto con il motore endotermico dal 2035. Il voto è a maggioranza qualificata. Ciò significa che, per essere approvato, il testo dovrà essere accettato dal 55% degli Stati che rappresentano almeno il 65% della popolazione europea.
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