Come sfruttare la legge Lorezin “attraverso l’aiuto della scienza” per scavalcare l’obbligo vaccinale spiegato dall’avv. Jenny Lopresti

“Dobbiamo arrivare davvero con un’anamnesi precedente al ricorso sul bambino che sia a prova di bomba”, consiglia l’avv. Jenny Lopresti ai genitori che hanno dei dubbi sulle vaccinazioni pediatriche obbligatorie e non vogliono far vaccinare i figli, durante il convegno “I nostri bambini: bene comune o interesse privato?”, tenutosi a fine settembre. “È necessario fare delle analisi che nessun pediatra vi prescriverà mai, per fare in modo che si superi il primo ostacolo che il giudice porrà. Chiederà al pediatra di certificare se il bambino è di sana e robusta costituzione, e il pediatra non vedrà l’ora di scriverlo, dichiarando che non ci sono controindicazioni alla vaccinazione.

Quindi, come posso affrontare questo scontro granitico tra titani per tutelare il bambino e il genitore? Solo con l’aiuto della scienza. Questa deve essere una scienza critica e realmente oggettiva, perché ci sono due punti della legge Lorenzin che ci forniscono un aiuto, permettendoci di rendere meno granitica l’ideologia preconcetta del giudice.

Sono due i commi della legge Lorenzin che ci aiutano. Uno riguarda l’immunizzazione e l’altro l’esonero vaccinale e la differita. Da qui è nato ‘Immuni per Sempre’.

Cosa ci dice l’articolo 2 della legge Lorenzin? Che l’analisi sierologica, cioè la presenza di un sierologico positivo — in altre parole, se uno ha già contratto la malattia — esonera dall’obbligo della relativa vaccinazione.

C’è poi un altro passaggio importante nel comma 2, che dice che, laddove possibile, si dovrebbe usare vaccini monovalenti. Questa è la più grande assurdità che sia mai stata scritta, non perché non sia ragionevole, ma perché i vaccini monovalenti non esistono più! Dovrebbero dirci quali sono i vaccini monovalenti disponibili in Italia, perché se io sono positivo per la rosolia e la varicella ma non per la pertosse, perché dovrei fare il trivalente? Giusto?

Eppure è successo a una bambina: facciamo la CTU (Consulenza Tecnica d’Ufficio) e scopriamo che è positiva alla rosolia e alla varicella, ma negativa alla parotite. Tutti contenti, si procede con il monovalente solo per la parotite, ma poi scopriamo miseramente che un vaccino monovalente per la parotite non esiste. Questo padre, che era benestante, sarebbe stato disposto persino ad andare in Svizzera o in qualsiasi altro paese per trovarlo. Purtroppo, non era a conoscenza di ciò e, a quel punto, la bambina, che aveva problemi cardiaci — e sappiamo bene dei rischi associati a miocardite e pericardite — ha dovuto fare il trivalente, nonostante avesse già altissimi livelli di anticorpi per la rosolia e la varicella. Quindi, per ottenere un vaccino mancante, le sono stati somministrati tre vaccini, aumentando i rischi rispetto alla semplice mancanza del vaccino per la parotite.

Infine, il terzo comma parla delle condizioni di salute specifiche, clinicamente documentate e attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta, che possono giustificare un esonero vaccinale o una differita. Quindi, questo è il punto su cui dobbiamo insistere nel contenzioso vaccinale: partire da un’analisi precisa, dettagliata e scientifica, che mi fornisca appigli sullo stato di salute del minore, per dimostrare che, tra rischi e benefici, la vaccinazione può essere evitata.”

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