Il professor De Donno “è stato veramente un antesignano dei tempi. Ho avuto già modo di dire che la terapia da lui proposta era una terapia secondo scuola medica, secondo logica, secondo buon senso, secondo tra l’altro almeno 60 anni di ricerca e terapia nei confronti delle patologie virali, per esempio di tipo respiratorio, perché è un tipo di cura che si può adattare a mille situazioni diverse”, così lo ha ricordato il Dott. Giovanni Frajese lo scorso anno a 100 giorni da Leoni.
La terapia del plasma iperimmune proposta dal Dott. Giuseppe De Donno “era l’uovo di Colombo, perché si trattava semplicemente di utilizzare una tecnica che è stata utilizzata da almeno 50 anni a questa parte, anzi molto spesso era l’unica tecnica di ragionevolmente veramente possibile.
Quindi il fatto che lo avesse proposto un italiano, tra l’altro ancora una volta evidentemente all’avanguardia rispetto ai tempi, alla vanguardia riproponendo, ribadisco, una terapia in cui non c’è niente di nuovo.
In realtà questa terapia come è stata in qualche maniera recepita male da parte sia dell’ambiente scientifico per via della comunicazione che è stata fatta: è come se fosse un’idea tra virgolette nuova di cui non si avevano i trial clinici a disposizione, cioè la sperimentazione che in realtà ne certificasse l’efficacia.
Questo rientra in quel quadro di follia nel quale i medici che avevano già avuto il Covid si sono dovuti rivaccinare col vecchio antigene.
Cioè, di fatto, la classe medica in questi anni ha completamente dimenticato tutto, tutto quello che sa, tutto quello che gli era stato insegnato, perché all’improvviso c’era una patologia considerata nuova che ci ha accolto completamente impreparati.
Ma questa è una narrazione ridicola, è la narrazione da parte di appunto di un’intera classe medica che ha semplicemente abdicato alle proprie facoltà logiche e anche umane, visto come tra l’altro si sono comportati nei confronti dei pazienti, molto spesso non andandoli a visitare in casa, non facendo vedere alle persone, non dando la possibilità di fare l’ultimo saluto.
Di fronte a questa nuova patologia l’unica cosa che ha regnato è stata la paura.
Immaginate quella che deve essere stata la battaglia del professor De Donno. Cioè il fatto di aver ragionato e proposto una terapia che logicamente doveva funzionare, caso mai era da provare il contrario che non funzionasse.
Come tra l’altro poi è stato fatto, ma è stato fatto in maniera assolutamente fraudulenta perché hanno fatto una sperimentazione, anzi più sperimentazioni, dando gli anticorpi in ottava giornata. L’ottava giornata normalmente gli anticorpi vanno dati entro le prime 24-48 48 al massimo 72 ore per la risoluzione rapida del problema. Se viene dato in ottava giornata quando c’è la tempesta citochimica e il corpo è già impazzito e pieno di anticorpi, dare ulteriori anticorpi peggiora la prognosi. Ma questo non è stato specificato, cioè nella sperimentazione era scritto, ma nessuno di quelli che doveva fare il peer review, lo stesso lavoro che faccio io a volte, cioè controllare l’integrità della struttura di un paper scientifico e notare se ci sono dei problemi.
Ecco, diciamo che sia chi ha fatto quel protocollo, sia chi lo ha corroborato, ha detto che andava bene, in realtà ha fatto un errore marchiano, perché quei paper non dovevano essere pubblicati perché sono sbagliati. Si sono semplicemente sbagliati e l’hanno dato la terapia dall’intera comunità scientifica a livello mondiale, essere preso in giro, essere deriso, ben sapendo di avere la verità, e che contro di lui era stata fatta un qualcosa che serviva semplicemente a rendere la terapia non disponibile.
Anche perché ricordiamoci che se ci fosse stata una terapia veramente disponibile, tra l’altro a costo praticamente zero, perché si trattava di far donare gli anticorpi a chi aveva già superato la patologia, quindi veramente poche decine di euro, per avere in mano una soluzione non solo efficace ma anche rapidamente efficace.
Ma questo immaginatevi che cosa avrebbe comportato.
Avremmo usato poi gli anticorpi monocolonali che ci venivano offerte dalle case farmaceutiche? No, chiaramente no, perché primo perché costavano più di 1000 euro a fiala, secondo perché avevamo già una soluzione naturale, se volete, ed efficace.
Di fronte a tutta questa pressione, secondo me incredibile da parte di una persona che ha ancora la mente e il cuore che gli funziona, comunque per me il professor De Donno rappresenta veramente il primo martire medico, almeno che io ricordi di questa storia. Ma parlo di martire perché si è combattuto e si è speso fino all’ultimo dei suoi giorni, letteralmente, per una verità che doveva essere chiara”.
“Ora, non so dirti che cosa sia successo o non sia successo, come fai a sapere cosa passa nella mente comunque di un uomo che da una parte viene deriso, umiliato a 360 gradi pubblicamente, posso solo immaginare anche i colleghi stessi in che maniera lo avranno trattato visto che è stato comunque allontanato dal suo posto di lavoro, quindi trattato come un eretico ben sapendo di aver ragione e scontrandosi comunque con la stragrande maggioranza magari dei colleghi che lo dirideva con grande ignoranza”.
“Posso solo dirti che mi dispiace non averlo conosciuto, mi dispiace non averlo potuto aiutare e non posso che essergli grato comunque perché ha fatto una battaglia per la verità e per la terapia e comunque rimarrà nella storia perché prima o poi la sua figura verrà comunque ripristinata per ciò che è stata, cioè un faro di logicità e di verità, in un momento in cui la maggior parte delle persone aveva perso il lume della ragione“.
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