“Il futuro dell’economia americana nei prossimi due anni, indipendentemente da chi vincerà le elezioni, sarà determinato dal controllo dell’inflazione”, Arrigo Sadun

“L’economia americana, cioè l’andamento dell’economia in questo momento, non è un rebus, è molto chiaro. Basta avere la chiave di lettura giusta, cioè capire da dove viene e dove sta andando, con dei criteri di valutazione corretti”, ha spiegato Arrigo Sadun, presidente TLSG-International Advisor al Festival dell’Economia di Trento. “Perché? Molto semplice. Se noi prendiamo un arco temporale molto breve, cioè quello che si chiama analisi congiunturale di pochi mesi, quello che si osserva è che c’è stata una brusca decelerazione. Se si fa il confronto invece con un arco temporale più lungo, per esempio dal periodo post-Covid, si nota che in quest’arco un po’ più lungo le performance dell’economia americana sono state eccezionali, perché la crescita è stata molto robusta, intorno al 4-5%, eccetera, eccetera, con tutta una serie ovviamente di problemi di fondo che ora stanno emergendo. Se poi si prende una prospettiva, un’ottica un po’ più di lungo periodo e si fa riferimento alla situazione pre-Covid, la situazione appare sotto una luce ancora molto diversa.

Durante l’amministrazione Trump, i primi tre anni dell’amministrazione Trump non inquinati dai primi effetti del Covid, le performance dell’economia americana sono state molto, molto brillanti.

Una crescita robusta, intorno al 4%, e vi ricordo che nella fase precedente all’amministrazione Trump si parlava di “secular stagnation” per descrivere l’economia americana, cioè una situazione praticamente di stagnazione permanente.

Quindi siamo passati da quella situazione a una brusca accelerazione e irrobustimento dell’economia americana nel periodo pre-Covid, poi c’è stato l’intervallo del Covid, il brusco rimbalzo che però ha drogato l’economia post-Covid e ora stiamo scontando ciò che avevamo goduto nel periodo immediatamente precedente.

Quindi questo è il profilo che vi propongo e in questo profilo, se lo accettate, le cose appaiono con una prospettiva molto, molto chiara. Dove andiamo a finire?

Pre-elezioni, probabilmente, l’economia americana sta andando verso quello che gli economisti chiamano “soft landing”, che non è una recessione dura, ma è un abbassamento molto importante della crescita, inferiore al 2%, che potrebbe limitarsi a questa diminuzione, ma potrebbe anche essere molto più significativa e dipende, a parte dall’impatto della politica, dall’evoluzione dell’inflazione, perché l’inflazione in questa fase è emersa come l’elemento dominante non solo dell’andamento dell’economia, ma probabilmente anche condizionante i risultati della politica.

Perché l’inflazione è un problema molto grave negli Stati Uniti? E anche lì molti osservatori rimangono sorpresi, perplessi, a cominciare dal Presidente stesso, che a parte il fatto che dice erroneamente di aver ereditato un’inflazione al 9% e di averla riportata al 2%, cosa non vera. Lui ha ereditato un’inflazione sotto l’1,5%, poi c’è stato il Covid, e ora l’inflazione è sotto il 4%.

Non solo c’è questa confusione sul confronto dell’andamento effettivo dell’inflazione. E quindi molti osservatori dicono: ma dov’è il problema?

Il problema è che tu non lo vedi ma c’è a monte ed è fondamentale perché è vero che negli ultimi anni ha perso il 30-40% e vi do qualche indicazione per capire la gravità del problema e per giustificare il fatto che oltre il 70% ci sono dentro quasi tutti, repubblicani, democratici, indipendenti, eccetera. Vi voglio portare con mano a toccare quali sono le realtà.

Nel bilancio delle famiglie tipiche, classe media, eccetera, le componenti di spesa fondamentali sono essenzialmente tre: la casa, la benzina e l’alimentazione. Il costo della casa non è determinato soltanto dal prezzo dell’immobile, ma è determinato in maniera significativa da quanto costa finanziariamente avere il mutuo. Ora, prima di questa ondata inflazionistica, i mutui sulla casa erano intorno al 2%, ora sono all’8-9%. Questo vuol dire che nel bilancio familiare, con una disponibilità di 4.000-5.000 dollari, si passa da 1.500 dollari per il costo della casa a 2.500, rendendo impossibile far quadrare i conti. Senza contare il fatto che questa impossibilità di accedere a un mutuo sottrae all’opinione pubblica americana una componente fondamentale del famoso “American Dream”, cioè il sogno americano di diventare proprietari della casa, che non è soltanto uno status symbol, ma il fattore determinante per accumulare ricchezza nel corso della vita non è il risparmio finanziario, ma l’investimento sulla casa. Quindi potete capire cosa comporta questo effetto dell’inflazione. La benzina, che è fondamentale perché negli Stati Uniti se non si usa l’auto privata non si va da nessuna parte e se non si va da nessuna parte non si lavora, non si fa niente, è aumentata in alcuni casi del 30-40% e non rientra più nel bilancio. I prezzi alimentari per alcuni generi importanti, uova, carne, sono aumentati del 40-50%.

Il fatto che ora gli incrementi salariali tengano il passo con l’inflazione, che è ancora molto forte perché è un circolo vizioso: aumento di prezzi, aumenti salariali, che alimentano l’inflazione, richiede una stretta monetaria molto rigorosa, determinando sconquassi, ma non abbastanza per debellare il fenomeno.

È un grosso problema. Il futuro dell’economia americana nei prossimi due anni, indipendentemente da chi vincerà le elezioni, sarà determinato dal controllo dell’inflazione.

Concludo perché non credo di avere molto tempo, e probabilmente vi ho già scioccato abbastanza con queste cose. Penso che gran parte dei problemi e delle difficoltà dell’economia americana in questo momento, oltre a fattori endogeni come le crisi geopolitiche, l’Ucraina, il petrolio, eccetera, siano dovuti a una serie di  politiche economiche magari giustificate in termini sociali di equilibrio e uguaglianza, eccetera, ma che non sono le più idonee a massimizzare il potenziale di crescita del Paese.

Quindi, se rimane un’amministrazione Trump o una simile, è molto irrealistico attendersi un cambiamento di queste politiche non favorevoli alla crescita. E quindi, in quel caso, il mio scenario macroeconomico per gli Stati Uniti, se tutto va bene, sarà una crescita stentata intorno al 2%.

Se vince Trump invece, ci sono diverse cose che lui non può fare, lo sappiamo già. Per esempio, non può usare la leva fiscale in maniera così decisiva come ha fatto la prima volta e vorrebbe fare.

Però ci sono altre cose che può fare, come smobilitare le limitazioni all’investimento nell’energia tradizionale, che, indipendentemente da qualunque altra considerazione, nell’immediato darebbe un fortissimo impulso all’economia. Anche la rimozione di regolamentazioni pesanti potrebbe dare quasi un punto percentuale in più alla crescita dell’economia americana. Questi due fattori, insieme ad altri, potrebbero assicurare un punto, un punto e mezzo di crescita supplementare, che se si sommano all’1,5-1,9% del potenziale, si arriva intorno al 4-4,5%, una bella performance. Tra crescere intorno al 4,5% e crescere sotto il 2% c’è una grande differenza.

L’ultima osservazione: uno dei grossi problemi strutturali dell’economia americana è l’indebitamento, che è arrivato quasi al 150%. L’indebitamento, e noi purtroppo ne sappiamo qualcosa in Italia, l’unico modo effettivo per controllarlo è la crescita. Una crescita superiore al 3%, intorno al 4-5%, risolve nel tempo i problemi. Una crescita stentata sotto il 2% non li risolve”

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