I due modi per opporsi al controllo e alle regole delle smart city spiegati dall’avv. Fusillo

L’avv. Alessandro Fusillo spiega i due modi con cui ci si può difendere dalle smart city. “Ci sono mezzi di tutela, ovviamente, intanto quelli prestati dall’ordinamento,  per esempio contro le multe che potranno essere irrogate a chi magari viola le restrizioni collegate alle Smart Cities, potranno essere impugnate. Si potrà far valere l’esperienza che ci siamo fatti negli ultimi quattro anni.

L’altro mezzo di tutela è quello più forte della disobbedienza civile sistematica, che apparentemente ci si dice sempre, “ma come si fa, non è possibile”. Il mancato rispetto di queste norme, la violazione sistematica di queste norme che ci vorranno è l’unico vero strumento di reazione, perché il problema sono sicuramente queste élite, quest’alleanza infernale tra grandi imprese e grandi poteri governativi, ma il vero mezzo di tutela è la disobbedienza, rispetto alla quale non c’è nessun tipo di reazione possibile e dobbiamo anche renderci conto che il problema siamo noi, non noi questa sera, però il problema è quello dell’obbedienza. C’è una frase di Hannah Arendt che io cito sempre, quindi la cito anche stasera, ed è “nessuno ha il diritto di obbedire”. Questa è la situazione, cioè noi siamo di fronte a un attacco radicale ai diritti fondamentali degli esseri umani rispetto ai quali abbiamo il dovere di disobbedire, il dovere di opporci con tutti i mezzi che abbiamo.

Poi volevo anche ricordare un altro aspetto che forse è importante e interessante, cioè questi progetti non sono nuovi, vengono da molto lontano, ci fanno credere che esiste un futuro radioso che ci aspetta. Radioso è proprio parte del titolo di un famoso libro di Le Corbusier che è “La ville radieuse”, cioè la città radiosa, ed è il progetto distopico, folle di Le Corbusier di costruire una città interamente gestita, interamente progettata con questi spazi compartimentalizzati: qui per lavorare, qui per mangiare, qui per abitare. Il sogno del controllo globale, della costruzione di una vita interamente regolamentata da un pianificatore centrale, viene da tanti non cattivi ma pessimi maestri come poteva essere Le Corbusier, e di società in cui c’è un esperto, uno scienziato, come ci dicono oggi, che sa molto più degli altri e che in virtù di questa sua superiorità scientifica ha il diritto di regolamentare la vita di tutti gli altri”.

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