Manifesto per una nuova economia

Pubblichiamo il manifesto per una nuova economia presentato al Festival Nazionale per l’Economia Civile

Eccolo:

La nuova economia che vogliamo (e che sta crescendoe diffondendosi) e la salvezza della nostra civiltà

 Abbiamo il privilegio di fare un lavoro affascinante, una professione libera di ricerca e di pensiero. Viviamotempi difficili nei quali come economisti/e siamo stimolati e chiamati dalla società a dare un contributo allasoluzione dei problemi di un sistema globalmente integrato, fino al Covid-19 e all’invasione russa dell’Ucraina, dove gli squilibri si amplificano in un contesto di forti interdipendenze.

Possiamo farlo con sempre più efficacia e generatività se, come in ogni epoca della ricerca scientifica,sfidiamo limiti e teorie che rappresentavano conquiste del passato ma oggi possono diventare ostacoli alla comprensione e alla soluzione dei problemi, alimentando prospettive riduzioniste che ci impediscono di cogliere appieno le potenzialità di azioni individuali, collettive e ricette di policy.

Per questo riteniamo che il pensiero e la ricerca economica debbano superare recinti e aprire nuovi percorsi(come in parte sta già accadendo) in quattro direzioni principali di ricerca ed in un quinto che riguarda invece l’approccio interdisciplinare e il nostro rapporto con la società. Una costellazione astrale interconnessa dal concetto di creazione di valore che l’uomo non può definire contro le leggi di natura, in primis l’imperativo categorico di Hans Jonas di salvaguardia della specie.

  1. Superare l’homo oeconomicus

Troppe volte il fondamento antropologico dei nostri modelli usa un’idea di persona androcentrica, incapace dicogliere il valore della diversità, non corrispondente all’evidenza empirica sempre più ricca proveniente sia dalle risultanze dell’economia comportamentale, che dai risultati sulle determinanti della soddisfazione edella ricchezza di senso di vita.

Questi risultati rivelano chiaramente che l’essere umano è molto più di un massimizzatore di utilità il cuiargomento principale, se non unico, è consumare più beni con più dotazioni monetarie. Scelte rivelate,dichiarazioni soggettive ed immagini neurali evidenziano che le nostre preferenze sono molto più ricche edincludono reciprocità, avversione alla diseguaglianza, altruismo puro o legato al nostro donare, gusto perl’impatto e la generatività delle nostre azioni, oltre ad evidenziare che, come esseri umani, diamo enorme valore alle relazioni, alla ricerca dell’identità e del senso della nostra esistenza.

Tutto ciò non è solo una disputa filosofica, ma diventa punto qualificante vitale quando riconosciamo chela chiave della prosperità della nostra vita è determinata dal successo delle relazioni caratterizzate da dilemmi sociali (dilemmi del prigioniero, giochi della fiducia) dove cooperare è difficile e rischioso maredditizio e la logica riduzionista mina la cooperazione. In estrema sintesi la visione antropologicariduzionista porta in un vicolo cieco impedendo di attingere a quella superiore razionalità sociale che puòmettere in moto cooperazione e superadditività. Ciò tanto più se, seguendo le neuroscienze, si riconosceche le emozioni possono configurare una soggettività sovra-individuale che si aggiunge, complementa e arricchisce quella puramente individuale.

  1. Superare l’impresa shareholder-only

 La ricchezza di preferenze e motivazioni sopra descritta trova una gabbia concettuale avvilente nell’ideache il lavoro non possa essere passione e realizzazione, ma solo fatica strumentale ad ottenere un redditoche ci consente di essere felici consumando nel tempo libero. E nell’idea che le organizzazioni in cui lavoriamoabbiano come unico scopo massimizzare il profitto. È oggettività e non wishful thinking voler abbattere questisteccati. Nella realtà di molte persone che vivono il loro lavoro come passione e vocazione, oltre che di una ricca varietà di organizzazioni sociali e produttive che perseguono finalità molteplici assolutamente nonriconducibili all’unico scopo del massimo profitto. Tutto ciò necessita vari sistemi di governance a regolare diversamente i rapporti d’interesse tra gli stakeholder, in una pluralità di forme d’impresa (cooperative diconsumo, di produzione, bancarie, di reinserimento lavoro, sociali, di comunità, B-corp, imprese benefit) e inuna generazione di imprenditori che agogna l’impatto oltre il profitto. Non a caso, le aziende che si concentrano solo sul profitto e non interpretano i bisogni più ampi della società raramente sono luoghi dilavoro ambìti e generano più alti rischi ESG e di credito.

  1. Superare il PIL verso migliori indicatori di wellbeing

La questione degli indicatori di benessere è decisiva per orientare le scelte di società e governi. È arcinoto che il PIL, metro base di performance macroeconomica nella guerra fredda con obiettivi diversi dal misurare ilbenessere, non è sufficiente per valutare la qualità della vita di un paese. Oggi servono indicatorimultidimensionali per coniugare la creazione di valore economico con gli altri pilastri decisivi del futuro edella nostra felicità come sostenibilità ambientale (in ottica circolare), qualità e dignità del lavoro, valore delle relazioni e della generatività per abbattere gli ostacoli alla fioritura della vita. Del resto, solo misure chetengano conto anche della dimensione sociale e ambientale certificano una prosperità stabile.

4.         Superare lo iato stato-individuo con la sussidiarietà

L’idea che un pianificatore benevolente possa colmare le distanze tra ottimo sociale ed ottimo privato inpresenza dei tanti fallimenti del mercato che osserviamo (un deus ex machina tappabuchi che ripara dall’alto dando un alibi alla passività e pigrizia dei cittadini) è una visione semplicistica. Il pianificatore rischia di esserecatturato dai regolati, di non avere tutte le informazioni per scegliere l’opzione migliore e potrebbe non puntareal benessere sociale, ammesso che lo si possa declinare con precisione. Ed è ingenuo pensare che sistemi disanzioni ed incentivi bastino a orientare gli stakeholder verso il bene comune.

Perciò bisogna riconoscere che è cruciale per risolvere i fallimenti di mercato il coinvolgimento di cittadiniconsapevoli ed imprese responsabili che, in linea con il principio di generatività, capiscono che aumentare l’impatto sociale ed ambientale delle proprie scelte è il sentiero che porta alla soddisfazione e pienezza disenso di vita. Pertanto, oggi nel valutare una scelta di policy se ne deve misurare non solo l’impatto preciso ma anche quanto essa impatta su partecipazione, cittadinanza attiva e capitale sociale e civico, i fattori checreano lo spazio vitale per la sopravvivenza della democrazia. Infine, la sussidiarietà è indispensabile per sanare le piaghe della società e dell’ambiente ampliando la generatività e costruendo pace e felicità sulcammino di una utopia sociale percorribile, laddove invece genera povertà e conflitto l’asservimento deicittadini in sudditi o l’aizzare i singoli verso false libertà.

5.         Superare la deresponsabilizzazione valoriale dei silos conl’interdisciplinarietà, favorendo la generatività socio-ambientale delricercatore

Con i nuovi problemi emergenti legati alla messa in discussione della scienza, alle manipolazioni della veritàsui social media e al crescente analfabetismo funzionale diviene inadeguato il modello del ricercatore chiusonella sua torre d’avorio, avulso dalla società, ed è invece urgente quella terza missione dell’impegnarsi inprima persona a saldare connessioni strette tra didattica, ricerca e ricadute sociali che da esse derivano.

L’invito alle nostre colleghe e ai nostri colleghi, più giovani e meno, è di appassionarsi e lavorare insieme suquesti filoni su cui si gioca il nostro futuro e il nostro destino (oltre che la reputazione della disciplina) allaricerca di nuovi circoli virtuosi per dare risposta alle questioni pressanti ed urgenti che mettono a rischio la sopravvivenza della specie umana sul pianeta. Rendendo al contempo un servizio alla nostra professionee disciplina e al valore che la società è in grado di riconoscere ad essa grazie alla nostra capacità di spiegaree divulgare i risultati della nostra ricerca, stimolare formazione e conoscenza critica in chi ci ascolta e lavorareper offrire risposte e soluzioni ai problemi di oggi. Al contempo, assicurare senso alla scienza richiede interdisciplinarietà, radicamento del ricercatore nella società/territorio, volgendo in benefici le innovazioni tecnologiche, ove la specializzazione a silos deresponsabilizza, genera distonia dal comune sentire della societàed espone a usi irresponsabili e mercenari delle tecnologie ivi inclusa la sistematica produzione di depistaggida fake news.

Le sfide che stiamo vivendo pongono dunque l’umanità di fronte ad un bivio. Come economisti/e possiamo edobbiamo fare la nostra parte facendo un passo avanti nella comprensione e nelle risposte e rendendo ilrespiro della nostra disciplina più ampio e più capace di cogliere ostacoli e potenzialità di sviluppo economico,sociale ed umano. Non perdiamo quest’occasione

Fonte: www.nexteconomia.org/manifesto-per-una-nuova-economia/

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

Leggi le ultime notizie su www.presskit.it

Può interessarti anche: Quanto il Covid ha condizionato l’economia? Il rapporto dell’Inps

Seguici su Facebook https://www.facebook.com/presskit.it

Seguici su X: https://x.com/presskit_it

Seguici su Sfero: https://sfero.me/users/presskit-quotidiano-on-line

Seguici su Telegram https://t.me/presskit

Copiate l’articolo, se volete, vi chiediamo solo di mettere un link al pezzo originale.

 

Altri articoli interessanti

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com