Lo studio sulla mortalità con Tachipirina e vigile attesa, in cui gli autori chiamavano questo protocollo eutanasia geriatrica, è stato ritirato, censurato. La denuncia di Laura Teodori

“Il lavoro sulla mortalità con Tachipirina e vigile attesa, in cui gli autori chiamavano questo protocollo eutanasia geriatrica, è stato ritirato”, ha denunciato Laura Teodori la convegno No all’Agenda 2023, che si è tenuto il 13 giugno a Roma. Laura Teodori è una ricercatrice esperta nel campo della biologia e della medicina applicata.

In Italia, il termine “eutanasia geriatrica” potrebbe sembrare esagerato, ma per molti anziani e le loro famiglie, la combinazione di Tachipirina e vigile attesa è diventata una triste realtà, soprattutto durante gli anni della pandemia. Questo approccio, apparentemente benigno, può nascondere una cruda verità: la mancanza di cure adeguate per gli anziani e una sorta di eutanasia silenziosa, mascherata da protocolli medici.

Si ricorda che le misure previste dall’Italia per il trattamento dei pazienti affetti da Covid19 erano (fonte):

“Nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, sulla base delle informazioni e dei dati attualmente disponibili, si forniscono le seguenti indicazioni di gestione clinica:

  • vigile attesa;
  • misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria;
  • trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo);
  • appropriate idratazione e nutrizione;
  • non modificare terapie croniche in atto per altre patologie (es. terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti), in quanto si rischierebbe di provocareaggravamenti di condizioni preesistenti;
  • i soggetti in trattamento immunosoppressivo cronico in ragione di un precedente trapianto di organo solido piuttosto che per malattie a patogenesi immunomediata, potranno proseguire il trattamento farmacologico in corso a meno di diversa indicazione da parte dello specialista curante;
  • non utilizzare routinariamente corticosteroidi;
  • l’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti con malattia COVID-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno. L’impiego di tali farmaci a domicilio può essere considerato solo in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia;
  • non utilizzare eparina. L’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto;
  • non utilizzare antibiotici. Il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico;
  • non utilizzare idrossiclorochina la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti;
  • non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri conviventi per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente.
  • Non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato.

Per una più completa valutazione delle diverse categorie di farmaci da utilizzare nelle diverse fasi della malattia in relazione alle prove di efficacia disponibili, si fornisce di seguito una panoramica generale delle linee di indirizzo AIFA sulle principali categorie di farmaci. Le raccomandazioni fornite riflettono la letteratura e le indicazioni esistenti. Si basano anche sulle Schede Informative AIFA che sono aggiornate in relazione alla rapida evoluzione delle evidenze scientifiche (https://www.aifa.gov.it/aggiornamento-sui-farmaci-utilizzabili-per-il-trattamento-della-malattia- covid19)”.

Fonte

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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