“Ero convinta che le forze di polizia si sarebbero fatte sospendere in massa”, Nunzia Schillirò “e questo avrebbe salvato me e tutti. Io ho giurato di proteggere tutti i cittadini italiani, tutti con o senza siero”

“Quando io sono salita su quel parco sapete perché ero convinta che non avrei perso il posto di lavoro? Perché ero convinta che soprattutto i polizziotti e tutte le forze dell’ordine in genere, si sarebbero fatti sospendere in massa… eravano quasi 100.000 in quella piazza”, racconta Nunzia Squllirò al primo convegno di O.S.A. Polizia. 

“Io ero sicura di appartenere alla più bella famiglia che potesse esistere in Italia.

A me la divisione è stata strappata, io non me ne sarei mai andata dalla polizia, non per il posto fisso, non è quello, perché io ci credevo, se non ci avessi creduto non sarei fatti i miei, anche perché in borsetta avevo un bellissimo certificato di esenzione vaccinale e sicuramente Greenpass mi avrebbe fatto una pippa.
 Ma ho detto no, io non posso vivere in un modo del genere perché mi fa schifo. Io ho giurato di proteggere tutti i cittadini italiani, non quelli che hanno la tessera, quelli che hanno fatto il siero. Tutti. 
Ovviamente questo non è accaduto.

Io facevo l’avvocato prima di entrare in polizia e ho scelto di entrare in polizia. Lavoravo anche molto bene perché ero l’avvocato della Cgil e non è che mi mancavano i clienti. E quando decidi di entrare in polizia mio padre disse, vabbè, ho generato una psicopatica, perché c’è, questa è matta, vuole lasciare l’avvocatura per andare a fare la morta di fame. Dice, ma dove vai? Tanto… quello che pensi tu non esiste.

Ho detto no, no, ma la mia idea di polizia, che probabilmente è l’idea di polizia è reale e quindi io voglio entrare in polizia.
Quando sono salita su quel parco dopo 15 anni di servizio, 15 anni sono tanti, ripeto, ma soprattutto quando scendevo quelle scalette, e quando ho sceso quelle scalette mi sono arrivate, mentre riscendevo, varie proposte sindacali, di vari sindacati, adesso non parlo il nome ovviamente, che mi dicevano, ti facciamo la nomina sindacale retrodatata così i salviamo, perché sarà la fine.
Io ero sicura che per me sarebbe stata la fine, l’ho anche detto su quel palco, perderò il posto di lavoro.
Quando scendevano quelle scale e mi arrivavano quelle proposte, io dentro di me pensavo nessuno ha ascoltato quello che ho detto, perché se avessero ascoltato quello che ho detto capirebbero che non posso avere una nomina sindacale elettrodatata per salvare il mio sederino, perché mi salveranno i colleghi, cioè la mia famiglia, ci faremo sospendere massa.
 Ho detto, no, no, è possibile, dove sono stata io per 15 anni? Vuol dire che non conosco la mia famiglia. E ho dovuto aprire gli occhi”.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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