Via libera in Gazzetta Ufficiale al 5g ed all’aumento dell’ettrosmog. La lettera da mandare ai sindaci per cercare di fermare l’inquinamento elettromagnetico

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo Meloni sul Codice delle Comunicazioni elettroniche: “la lobby del 5G ha pieno mandato sui territori e potrà persino autocertificare la stima dell’elettrosmog. Il Sindaco non potrà negare l’installazione di nuove antenne, tenuto a “garantire una localizzazione o soluzione alternativa”; prevista poi la “comunicazione all’amministrazione e all’organismo competente” per innalzare i limiti d’elettrosmog dal 30/4; infine c’è anche il modulo per autocertificare la “stima puntuale dei valori di campo nei punti dove si prevede una maggiore esposizione della popolazione” all’elettrosmog”, spiega Maurizio Martucci in un post su Telegram.

Pubblichiamo una lettera, diffusa da diverse associazioni italiane, da mandare ai sindaci della città di residenza o dove si possiede una casa o si lavora, per fare presente i pericoli che l’innalzamento dei limiti dell’ettrosmog può comportare per la salute umana, correlati alle radiazioni del sistema 5G. Nella lettera si richiedere una moratoria di almeno 5 anni nell’attuazione di quanto previsto dall’articolo 10 del DDL n.214 e la corrispettiva immediata implementazione di seri studi di ricerca scientifica.

Eccola:

Nome e cognome del mittente

(associazione, comitato o singolo cittadino)

Indirizzo, città, CAP

Recapito telefonico

Email/PEC

Nome e cognome del Sindaco

Indirizzo, Città e CAP

PEC

Luogo e data _____________________

Oggetto: notifica sui rischi per la salute correlati alle radiazioni del sistema 5G – invito a valutare azioni amministrative finalizzate ad impedire l’esposizione della popolazione comunale a fonti addizionali di inquinamento elettromagnetico.

Gentile Sig. Sindaco,

sono un suo concittadino. Le scrivo perché, essendo Lei investito di preminenti funzioni e prerogative in materia di tutela della salute pubblica, mi sento in dovere di informarLa che l’attuale innalzamento dei limiti di emissione delle antenne SRB da 6V/m a 15V/m mette a rischio la salute delle persone fisiche sia nel medio che soprattutto nel lungo periodo.

In particolare, le segnalo che l’Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale (A.M.I.C.A.) ha avanzato una richiesta di accesso agli atti per sapere se il Governo italiano abbia richiesto il parere sanitario alle agenzie preposte alla tutela della salute pubblica in relazione alle radiazioni del sistema “5G”. Si tratta di un obbligo previsto dalla Legge di Riforma Sanitaria n. 833 del 1978. Tale legge prevede che, in materia di immissione di forme di energia nell’ambiente, il Governo debba richiedere il parere sanitario a due enti, l’Istituto Superiore di Sanità e l’ISPELS (le cui funzioni oggi sono state assunte dall’INAIL), come è stato fatto nel 1997, prima che si procedesse alla commercializzazione delle frequenze della telefonia mobile.

Ebbene, l’INAIL, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero della Salute, il Consiglio Superiore di Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità, tutti, indistintamente, hanno dichiarato che non è stato chiesto, né altrimenti acquisito, alcun parere sanitario.

Il Ministero della Salute ha pure comunicato ad A.M.I.C.A. che “non risultano atti che coinvolgano lo scrivente Ufficio e la Direzione generale nell’ambito del processo di concessione delle frequenze per la rete di telecomunicazioni 5G, né l’argomento è stato oggetto di pratiche istruite presso il Consiglio Superiore di Sanità.”

Il citato parere, non solo sarebbe stato da acquisire sotto il profilo strettamente giuridico ma pure per almeno due fondamentali motivi:

1. invero, le radiazioni del 5G vanno a sommarsi a quelle della telefonia mobile attuale (2G, 3G, 4G, LTE) e quindi, a maggior ragione, sarebbe stato necessario valutare l’impatto sulla salute pubblica, sulla flora e sulla fauna, della sommatoria degli effetti biologici causati dall’esposizione amplificata da tutte queste frequenze nel loro complesso, soprattutto in considerazione del fatto che la ricerca scientifica ha riscontrato effetti biologici potenzialmente responsabili di patologie neurodegenerative, come l’Alzheimer, ormonali, a danno della fertilità, nonché rischi per la flora e la fauna, anche al di sotto degli attuali limiti di legge.
2. la ricerca sugli effetti biologici delle frequenze 5G, in particolare sulle onde millimetriche non è ancora stata ultimata, non ci sono studi epidemiologici completi. E tuttavia si sa già con certezza che le ghiandole sebacee, dalla forma a tubo elicoidale, costituiscono in sostanza una sorta di antenne riceventi per le onde millimetriche e ne sono quindi il target fragile primario.

Fino ad oggi le onde millimetriche, che creano una sensazione di riscaldamento intenso, sono state usate in ambito militare per i sistemi di dispersione delle folle (active denial system). Eppure, a far data dal 2008, alcune ricerche avevano evidenziato che le onde millimetriche, essendo usate in modo fortemente polarizzato, potrebbero creare punti di accumulo e sovra riscaldamento pur rispettando gli attuali standard di sicurezza (si pensi, ad esempio, ai portatori di Pace Maker, ai portatori di impianti cocleari e simili).

In sostanza, secondo tutte le fonti pubbliche disponibili, non esistono prove che l’usodel 5G si possa considerare sicuro o tollerabile per la salute umana e, dunque, è verosimile che queste frequenze siano state concesse all’industria senza che il Governo si sia preoccupato dei rischi per la salute pubblica e per l’ambiente, esponendo la vita umana e animale a una vera e propria sperimentazione; la mancanza di studi scientifici che provino l’assenza di danno derivante dall’utilizzo delle varie frequenze 5G, dei relativi “protocolli” di trasmissione dei dati, nonché dal nuovo sistema di funzionamento delle antenne 5G, basato su Massive MIMO e Beam-Forming dei lobi di trasmissione, non esclude perciò la possibilità che lo standard 5G possa alterare il normale funzionamento delle cellule.

Le amministrazioni comunali dispongono oggi di evidenze certe (l’evoluzione scientifica sotto riportata, l’appello del Rapporto Bioinitiative 2007 e 2012, la Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2011) che gli attuali limiti massimi di campo elettromagnetico da radiofrequenze non siano – in generale ben compatibili colla salute umana e che, dunque, debbano essere fortemente ridimensionati.

Ciò implica che, in base al principio di precauzione, i livelli di esposizione di 6V/mnon debbano essere per alcuna ragione aumentati né oltrepassati, contrariamente a quanto deciso dal Parlamento Italiano, in data 30 dicembre 2023, il quale, all’articolo 10 del DDLConcorrenza n. 214, ha deliberato addirittura l’innalzamento dal limite di 6 V/m all’irragionevole limite di 15 V/m e ciò varrebbe per tutte le tecnologie di trasmissione in uso, quali “2G”, “3G”, “4G” e “4.5G” cui è già esposta la popolazione e che, come detto, resteranno in vigore, per le diverse funzioni e finalità che assolvono e alle quali dovrebbe aggiungersi il contributo dell’elettrosmog da standard “5G”. Tutto questo, fatto salvo il parere dei Sindaci dei comuni italiani, i quali hanno ora un periodo di tempo di 120 giorni per presentare le loro osservazioni e richieste in rapporto ai possibili danni provocati alla cittadinanza, sia per innalzamento termico epidermico che per malfunzionamento del metabolismo cellulare, non solo dall’innalzamento dei limiti di emissione, ma anche dall’adozione di frequenze di trasmissione fino a 26GHz, previste per il 5G in futuro.

E’ oltretutto necessario che i tempi di misura delle emissioni siano riportati al valore di media nei 6 minuti, tutt’ora in uso nei paesi membri UE e in uso anche in Italia prima delle modifiche introdotte nel 2012 dal governo Monti, il quale ha disposto che la mediavenga calcolata nell’assurdo periodo di 24 ore. Per effetto di questo nuovo periodo di calcolo della media si può arrivare a picchi di emissione di 40-50V/m durante il giorno mantenendo livelli molto inferiori durante la notte, in modo tale che la media risultante nelle 24 ore resti sotto il limite previsto. Il Parlamento ha motivato la decisione di innalzamentodei limiti di emissione con la scusa dell’adeguamento alle imposizioni europee, ma ciò è falso, poiché l’UE ha stabilito soltanto i limiti massimi di 61V/m come NON SUPERABILI, senza fornire alcuna prescrizione o obbligo che riguardasse l’innalzamento dei limiti attualmente in vigore negli stati membri. Peraltro i limiti massimi previsti dall’UE sono stati definiti come valore precauzionale ma soltanto in riferimento ai danni di tipo termico (aumento della temperatura dell’epidermide), senza alcun tipo di riferimento ai danni arrecabili al metabolismo cellulare, l’esistenza dei quali è invece stata confermata dagli studi effettuati presso l’istituto Ramazzini, già in presenza di emissioni a 25V/m.

Il quadro, per come ora delineato, viola diversi principi normativi nazionali, fra cui segnaliamo la L. n. 36/2001 finalizzata, come dal nome stesso della norma, alla “protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, e comunitari, a partire dal principio di precauzione sancito dall’articolo 191 del Trattato sull’Unione Europea (già art. 174 del TCE), di diretta applicazione e frequentemente richiamato nel diritto nazionale.

Tale principio generale è fatto proprio nella giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea secondo cui “la protezione della salute ha la precedenza sulle considerazioni economiche” e in diverse occasioni anche il governo dell’Unione Europea ha affermato che, quando un’attività o una tecnologia susciti il forte dubbio di essere dannosa per la salute e per l’ambiente, occorre prendere le necessarie misure precauzionali anche in assenza di una chiara relazione causa-effetto dimostrata su base scientifica fra quell’attività e il danno che potrebbe derivare [cfr. fra le altre la Comunicazione della Commissione Europea sul ricorso al principio di precauzione (COM(2000) 1 final. del 2 febbraio 2000)]. La invito, inoltre, a considerare che qualsiasi sperimentazione sull’Uomo senza consenso rappresenta una violazione del Codice di Norimberga, e non mi risulta che siano già stati depositati esposti basati su tale ultima considerazione presso le competenti autorità sovranazionali proprio in ambito di inquinamento da standard “5G”.

Per un approfondimento sui rischi correlati alle radiazioni da radiofrequenza e, in particolare del 5G, La invito a leggere:

l’Appello degli Scienziati per la Moratoria del 5G alla Commissione Europea, sottoscritta da 164 scienziati e medici e da 95 organizzazioni non governative secondo i quali il 5G aumenterà l’esposizione a radiazioni da radiofrequenza, oltre a quelle già in uso del 2G, 3G, 4G, Wi-Fi, con un conseguente rischio per la salute umana e per l’ambiente;
la petizione “EMF Call”, sostenuta da 247 scienziati il 30 Ottobre 2018 secondo la quale servono nuove linee guida più stringenti sui campi elettromagnetici;
lo studio sul 5G del Dott. Agostino Di Ciaula di ISDE Italia;
il parere del Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari Ambientali ed Emergenti (SCHEER)
della Comunità Europea del 14 gennaio 2019, nel quale si evidenzia che non ci sono ancora certezze sulla innocuità sulla telefonia 2G, 3G e 4G, e le incertezze sono persino superiori sul 5G per il quale ci sono pochissimi studi;
lo studio pubblicato nel 2014 su Pathophysiology di Lennart Hardell, epidemiologo svedese esperto di cancerogenesi dei cellulari, secondo il quale la radiofrequenza rientra nei parametri di classificazione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come Cancerogeno certo per l’Uomo (Classe 1);
gli studi dell’Istituto Ramazzini di Bologna e del National Toxicology Programme degli Stati Uniti, condotti entrambi su topi e ratti irradiati a radiofrequenza, concludono entrambi che c’è un rischio di sviluppare tumori delle cellule nervose, colmando la lacuna degli studi su animali che aveva fatto propendere nel 2011 la IARC per una classificazione come possibile cancerogeno (Classe 2B), invece di probabile (Classe 2A).

Per quanto sopra esposto, La invito a richiedere una moratoria di almeno 5 anni nell’attuazione di quanto previsto dall’articolo 10 del DDL n.214 e la corrispettiva immediata implementazione di seri studi di ricerca scientifica.

Nella certezza che prenderà in considerazione questa mia richiesta, nel mio interesse, nell’interesse della salute dei cittadini e della salvaguardia della flora e della fauna del nostro territorio,

Le porgo Cordiali saluti.

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