L’Europa vuole cancellare le banche italiane, così si prenderanno i nostri risparmi, con la scusa di competere con i colossi americani. La denuncia di Lando Maria Sileoni

“Il Parlamento europeo sta studiando, a fari spenti, la possibilità di azzerare gli attuali limiti alle fusioni sovranazionali. L’idea di fondo, che non condivido, è mettere le banche europee in condizione di respingere eventuali aggressioni da parte dei grandi colossi americani”, denuncia in una recente intervista il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni.

“Nulla si muoverà prima delle elezioni europee. Subito dopo partiranno le prime mosse. Il rischio è cancellare le banche italiane che, sulla carta, potrebbero essere oggetto di operazioni ostili da parte dei due o tre principali gruppi europei. Mi riferisco a qualche gruppo francese e spagnolo. Basti pensare che noi abbiamo il Golden power, che interviene in caso di cessione delle aziende strategiche italiane. La prima iniziativa che potrebbero intraprendere a livello europeo è quella di creare le condizioni per superare la norma nazionale sul Golden power. Poi, se la Bce fosse d’accordo, potrebbero creare dei parametri più stringenti per esercitare l’attività di gruppo bancario. Mi riferisco a valori come, ad esempio, i requisiti di capitale che riguardano i fondamentali di una banca.

Nel caso in cui grandi gruppi internazionali dovessero rilevare banche italiane, la raccolta nazionale finirebbe tutta in capo a loro, all’estero.

La ricchezza finanziaria degli italiani vale 5.200 miliardi di euro, quasi il doppio del debito pubblico e tre volte il Pil del Paese. Tutti quei soldi fanno gola ai grandi gestori finanziari e, se non fermano questa iniziativa, corriamo il rischio che siano gestiti più nell’interesse di altre economie e meno della nostra. Francamente, vorrebbe dire essere colonizzati finanziariamente

L’Unione europea sta preparando il terreno e ha affidato uno studio ad alcuni esperti, compresi italiani che in passato sono stati al vertice della Banca centrale europea. Partono dal presupposto che nei prossimi mesi e anni ci saranno trasformazioni sui campi ambientali, digitale, strategico e militare, sostenendo che tutto questo comporterà la necessità di avere grandi gruppi bancari europei e non nazionali.

È una scusa bella e buona per indebolire alcuni paesi, Italia compresa.

Stanno creando il problema che non c’è.

È un allarme ingiustificato.

La mia sensazione è che corriamo il rischio di bissare la pessima esperienza della direttiva sul bail in. Nel 2014 le norme sui salvataggi bancari, che hanno introdotto il maldestro principio per il quale si possono azzerare anche i conti correnti con saldo superiore a 100.000 euro in caso di dissesti, sono state approvate da tutti i Paesi con il voto quasi unanime dei partiti, italiani compresi: votò contro  Fratelli d’Italia, mentre la Lega si è divisa fra contrari e astenuti. Poi grande silenzio per oltre un anno da parte di alcuni partiti e dei danni ce ne siamo accorti fuori tempo massimo, quando nell’autunno del 2015 si è trattato di intervenire per le quattro banche Etruria, Marche, Chieti e Ferrara

In ballo c’è un interesse nazionale da tutelare. Le nostre banche sono fondamentali per sostenere la nostra economia, le nostre imprese, le famiglie, i consumi e chi ci lavora. Possiamo permetterci di avere solo o quasi banche straniere?”

Fonte

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