L’ex primo ministro belga vorrebbe bandire Tucker Carlson dall’UE per la sua intervista a Putin

Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga e attuale membro del Parlamento europeo” ha chiesto all’UE di valutare l’imposizione di un “divieto di viaggio” a Carlson, ha descritto Carlson come “un portavoce” dell’ex presidente Donald Trump e di Putin, aggiungendo: “Poiché Putin è un criminale di guerra e l’UE sanziona tutti coloro che aiutarlo in questo sforzo, sembra logico che il servizio per l’azione esterna esamini anche il suo caso.”, scrive David Brennan su Newsweek “Quindi, per tale propaganda a favore di un regime criminale, si può finire nell’elenco delle sanzioni. Ciò riguarda principalmente il divieto di viaggiare nei paesi dell’UE.”

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha confermato che l’intervista aveva già avuto luogo. “La sua posizione è diversa dalle altre”, ha detto mercoledì Peskov di Carlson. “Non è affatto filorusso, non è filoucraino, è filoamericano, ma almeno contrasta con la posizione del tradizionale anglosassone o-media sassoni.”

Robert F. Kennedy Jr. in un twitter sostiene Carlson e la sua libertà di stampa.”I media tradizionali sono in rovina perché abbiamo smascherato le loro bugie e la loro propaganda. Tucker Carlson ha tutto il diritto di intervistare Putin. Abbiamo bisogno di più trasparenza invece che di meno. Una volta i giornalisti intervistavano i leader mondiali, anche quelli con cui eravamo in guerra“.

“L’isterismo che circonda l’intervista di Tucker Carlson a Putin è sintomatico di quanto le nostre società si siano allontanate dai valori che a parole sostengono”, commentano da Giubbe Rosse. “A sentir loro, non si deve intervistare l’avversario di turno. E, se lo si fa, si viene etichettati come propagandisti.
Senza voler risalire al colloquio di Karl Von Wiegand, corrispondente dell’Hearst Newspapers, con Hitler nel giugno del 1940, segnaliamo che Peter Arnett intervistò sia Bin Laden che Saddam Hussein, quando il primo era già nel mirino e il secondo aveva già invaso il Kuwait. Saddam, per inciso, fu intervistato allora anche da Bruno Vespa e l’intervista venne giustamente considerata uno scoop.
Questo avveniva solo trent’anni fa, rendiamoci conto di quanto tribale e intollerante sia diventata in così poco tempo la società in cui viviamo. Anche se negli ultimi anni la cosa avrebbe dovuto essere piuttosto evidente, almeno a coloro che la testa non la usano solo per dividere le orecchie”.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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