I prezzi del gas? Determinati dalla speculazione non dalla guerra, la denuncia di Ugo Spezia

Ugo Spezia ex segretario generale dell’Associazione Italiana Nucleare lancia l’allarme. I prezzi del gas sono determinati dalla speculazione, qualsiasi altra causa gli si voglia attribuire, a partire dalla guerra è una cortina di fumo per nascondere la causa vera.  “Voi siete tutti convinti che l’energia elettrica e il gas, nel corso degli ultimi anni, sono aumentati a dismisura a causa della guerra fra Russia e Ucraina”, ha detto alla prima festa nazionale di Visione Tv.

Vedete (nel grafico qui sopra) che fino al primo pallino rosso, il primo pallino rosso segna il lockdown e è il punto in cui il prezzo del gas ha toccato il minimo storico. Ma prima e dopo quel minimo, il prezzo del gas non è mai andato oltre i 25 euro al megawattora. Il megawattora è una misura di energia, quindi non è andato mai oltre i 25 euro al megawattora. Improvvisamente all’inizio del 2021 comincia a crescere e arriva a toccare un primo massimo a 120 euro al megawattora nel ottobre del 2021. Poi c’è stata una flessione del prezzo, ma subito dopo ha ricominciato a crescere, fino a toccare un secondo massimo pari a 181 euro al megawatt-ora il 21 dicembre del 2021.

Tutti ricordate che la guerra fra Russia e Ucraina è iniziata il 20 febbraio del 2022.  Quell’aumento del prezzo del gas che c’è stato lì è frutto di movimenti speculativi sul mercato internazionale. Quindi vedete che la guerra fra Russia e Ucraina con l’aumento del prezzo del gas non c’entra assolutamente niente, anche perché chi importa gas nei paesi europei, e vedete quella torta in alto a sinistra, lo fa sulla base di contratti di fornitura che hanno una durata minima di 5 anni e arrivano ad oltre 30 anni. Quindi io quando concludo un contratto di fornitura con la Russia piuttosto che con l’Azerbaijan o con altri paesi, fisso un quantitativo di gas che preleverò nel corso dei prossimi 30 anni e determino oggi il prezzo che pagherò per quel gas, che non è il prezzo della borsa di Amsterdam, ma è un prezzo contrattuale che io stabilisco con il mio fornitore. non è diminuito di un metro cubo e non è aumentato neanche di un euro. Chi importava gas ha continuato a pagare quel gas ai prezzi contrattuali pattuiti, indicizzati al costo del petrolio Brent, che ha avuto a sì delle oscillazioni, ma non le oscillazioni che ha avuto al prezzo del gas. Questo è il prezzo del gas che hanno fatto pagare a noi tutti. Nelle nostre bollette abbiamo ricevuto quel prezzo del gas, ci è stato addebitato quel prezzo del gas.

Questo che cosa significa? Significa che l’Italia ha bisogno di recuperare strumenti di governo del settore energetico. Tutto quell’onere lì si traduce in arricchimento degli importatori di gas naturale, impoverimento di famiglie e imprese.

Il governo dovrebbe fare qualcosa per intervenire su quei meccanismi, ma al momento all’orizzonte non si vede assolutamente nulla. quella che io chiamo la speculazione sul mercato interno, questo è un esempio di come si fa a gonfiare a livello nazionale il prezzo del gas.

Vedete lì quei due numeri cerchiati, nel 2021 l’Italia aveva bisogno di 76 miliardi di metri cubi di gas, il consumo annuo era di 76 miliardi di metri cubi di gas.

La Borsa italiana del gas ha visto passare di mano, nel corso dell’anno, partite di gas, lo vedete a destra, per 342 miliardi di metri cubi.

Cosa significa? A fronte di un fabbisogno di 76 miliardi di metri cubi, in Borsa, chi operava in Borsa e speculava in Borsa, si è scambiato 342 miliardi di metri cubi. Il gas è sempre quello, 76 miliardi, ma sono passati da una mano all’altra e a ogni passaggio di mano c’è stato un incremento del prezzo.

Questo è come funziona la borsa italiana del gas.

Il nostro governo, all’epoca era Draghi Presidente del Consiglio, non ha trovato niente di meglio da fare anziché intervenire sui meccanismi speculativi che vanno a toccare gli interessi di signori che si chiamano Enel, Eni, Edison e pochi altri, invece che toccare quegli interessi è andato con il cappello in mano alla Commissione europea chiedendo la fissazione di quello che viene chiamato il price cap, cioè il limite di prezzo per il gas.

Ovviamente la Commissione Europea ne ha discusso per circa un anno e poi la soluzione che hanno trovato è stata questa, questa che io chiamo la supercazzola del price cap. Guardate se non è vero. Il termine è quello di Tognazzi, di amici miei. Comunque, le condizioni di intervento del Price cap.

Il Price cap è stato fissato a 180 euro al megavattora. Sapete perché? Numero magico. Perché prima il gas, chiedo scusa, vedete? Il prezzo massimo del gas raggiunto prima della guerra Russia-Ucraina è stato di 181 euro al megavattora. Allora, per non far perdere neanche un euro a chi speculava sul gas, si è deciso di fissare il price cap a 180 euro al megavattora. Ma quello non è un limite che il gas non può superare, quello è un limite che fissa il livello di intervento. Se il prezzo del gas via tubo supera i 180 euro al megawattora e il prezzo del gas via nave supera di 35 euro al megawattora questo prezzo, quindi arriva a 215 megawattora, allora scatta il meccanismo del price cap che dice, impone agli operatori del mercato di scambiare le partite di gas a un prezzo compreso fra 180 euro e 215 euro al megawattora. Quindi il price cap, così detto, viene superato. Ma cosa succede per la durata? L’obbligo dura 30 giorni. Se durante questi 30 giorni il prezzo del gas va sotto i 180 dollari al barile, allora il meccanismo si disattiva e si torna alle regole del mercato. Ma può succedere che dopo 30 giorni lavorativi il prezzo del gas rimanga più alto del price cap oppure può succedere che i fornitori si rifiutino di fornire il gas a prezzo bloccato. Come dire, scusate, abbiamo scherzato amici come prima. Questo è il meccanismo folle e criminale che è stato messo a punto dai governi europei per non toccare gli interessi di quelli che sono stati chiamati extra profitti nel corso degli ultimi tre anni e che gli importatori di gas si sono rifiutati di pagare al governo. Il governo ha tentato di tassare questi extra profitti, ma dall’altra parte hanno detto che ormai questi soldi ce li avevano in tasca, ce li teniamo noi, per quale motivo dovremmo tirarli fuori.

Ecco, queste sono le carenze del governo del settore energetico e sono carenze che riguardano soprattutto l’Italia.

L’energia elettrica, siccome il 50% dell’energia elettrica prodotta in Italia viene dal gas, ha seguito le oscillazioni del prezzo del gas, non solo, ma le ha amplificate, è aumentato di 100 volte, quindi voglio dire abbiamo fatto veramente passi da gigante per facilitare la vita di famiglie e imprese. Le cause sono la monocultura del gas, come ho detto, l’incentivazione delle fonti rinnovabili, sulle quali il Governo italiano sperpera inutilmente 14 miliardi di euro all’anno, e non è il governo italiano che tira fuori quei soldi, siamo noi che in bolletta elettrica, con gli oneri di sistema, ci troviamo quei soldi da pagare, che vanno a far arricchire qualcuno in cambio di niente.

L’aumento del prezzo del gas, che è decuplicato, l’aumento del costo delle emissioni, perché adesso se si produce energia con fonti che producono CO2, bisogna pagare una tassa che è passata tra 2019 e 2022 da 10 a 100 euro a tonnellata. Ma la parte del leone, come vi ho fatto vedere prima, l’ha fatta la speculazione.

L’Italia ha il record, 322 euro al megavattora, mentre gli altri paesi, vedete che per quanto possono essere poveri o ricchi, non sono mai arrivati a valori di questo tipo qui. Quindi abbiamo un record in Europa che significa record mondiale, perché l’Europa è quella che paga il chilowattora più caro del mondo. Noi all’interno dell’Europa paghiamo il chilowattore più caro d’Europa.

Qui trovate l’intervento del professore dal minuto 115: (https://www.youtube.com/watch?v=hEz_85gEHJ4)

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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