L’accusa di Frajese sull’istruzione: una volta ti aiutava ad emancipati, pensare con la tua testa, ora…

L’istruzione è fondamentale, affidiamo i nostri figli alla scuola, dalle maestre ai professori. Figure importanti nella vista dei bambini prima e dei ragazzi dopo. E’ qui che vengono fornite le idee su cui, in gran parte, si formeranno i nostri figli. Il dott. Giovanni Farjese lancia una importante accusa contro la scuola degli ultimi anni da Radio Radio.

“La cultura era uno strumento attraverso il quale tu potevi emanciparti in qualche maniera nel comprendere la realtà del mondo che ci circonda. Negli ultimi anni abbiamo visto un calo totale sia della qualità dell’istruzione a tutti quanti i livelli, sia dell’omogenità di questo messaggio.

E lo abbiamo visto dalle scuole a livello universitario, per esempio con la storia del Covid. Con i tempi della conoscenza che dovrebbero essere i luoghi dove si dibatte dei pro o dei contro di qualunque cosa abbiamo assistito a un 99,99% dei professori che hanno chinato la testa a un qualcosa che era palesemente illogico. Quindi non facendo fondamentalmente quello che era il proprio ruolo. Cioè tutto è diventato subcube della politica e dell’economia perché sono quelle che poi fanno girare i soldi e la vita stessa.

 Il cervello del barbino è una spugna, non ha la capacità critica di poter analizzare e capire cosa va bene e che cosa non va bene. È in una fase di semplicemente imparare com’è il mondo intorno a lui e il mondo intorno a lui glielo definiscono le persone che glielo descrivono. Le persone che glielo descrivono sono le persone a casa, se le ha a disposizione, quindi la famiglia che gli dà una serie di valori e indicazioni, ma poi sempre più precocemente diventano invece un numero di ore spropositato passando con degli, chiamiamoli, educatori che sono quelli che hanno a disposizione i figli nella maggior parte dei casi molto più che i genitori stessi.

In questo tempo è possibile attraverso i programmi indirizzare quello che è il loro pensare e il loro sentire in una certa direzione, che è quello che stanno cercando di fare sempre più precocemente.

Io sono rimasto molto colpito, per esempio, quando ho visto tornare a casa mia figlia un giorno e io cerco di, guardandola ovviamente mi accorgo se c’è qualcosa che l’ha turbata oppure no, e quindi indagando ho scoperto che avevano fatto fare un gioco sulla creazione di una città virtuale. In questa città virtuale la professoressa poi gli chiedeva, benissimo, nella vostra città virtuale l’eutanasia è consentita? Allora tu a una ragazzina di 15 anni che aveva l’epoca comunque, che gli chieda se nella città ideale è possibile togliere la vita a qualcun altro, che è un argomento di una complessità infinita e alla quale si potrebbe discutere per mesi veramente sotto tutti i punti di vista, lo chiedi a una bambina di 15 anni dopo avergli già fatto una serie di indottrinazioni, per la quale il risultato di quel lavoro fatto di gruppo è stato che, nonostante magari mia madre e mia figlia non fossero d’accordo, ha detto che l’eutanasia era possibile perché la maggior parte delle persone del gruppo diceva questo. E questa idea non è che i bambini o i ragazzi sono in grado di prodursela da solo, è perché qualcuno gli ha fatto una lezione e li ha già fatto entrare dentro quel concetto.

E se entra dentro a quell’età e prende radice, a 20 anni o a 22 anni … Fondamentalmente, se tu riesci in quel momento a piantare dei semi di determinate idee o ideologie, quelle poi diventeranno parte dell’essere stesso, del pensare del bambino o del ragazzo. Perciò diventa fondamentale quello che è il ruolo dell’istruzione, ma un tempo l’istruzione era lì per cercare di migliorare la persona e di renderla più forte, più libera, più indipendente, più capace di ragionare con la propria testa…”

Qui trovate l’intervista completa (https://youtu.be/7ouyIG1naxk?si=TqVpBSIJfgEh5I5Z)

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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