Come funziona l’indottrinamento sui social e non solo da parte delle istituzioni? Lo spiega bene in un recente video Massimo Mazzucco, regista, sceneggiatore e blogger italiano. La tecnica non è nuova, è stata adottata con mezzi tecnici diversi nei secoli da innumerevoli governi.
“Mettiamo che una mattina un dirigente delle Big Six si svegli e decida che tutti i telegiornali debbano aprire con la frase «Oggi è il primo di ottobre, riuscite a crederci?» In inglese si dice «October 1st, can you believe it?» Guardate. Naturalmente ogni singolo cittadino vede solo le news della sua città, non vede tutte le altre, per cui pensa, ma guarda un po’ che simpatico il mio presentatore, non sa che in quel momento lo stesso identico messaggio viene dato in decine di città diverse. Questo era solo un esempio innocente, ma mettiamo che si voglia far passare invece un messaggio politico importante, ad esempio contro i social che sono inaffidabili e a favore dei media tradizionali che invece ci dicono sempre la verità.
Ecco, immaginiamo un messaggio del genere. La condivisione di notizie false e distorte è diventata fin troppo comune sui social media. Più allarmante è che certe piattaforme pubblichino le stesse notizie false senza prima verificare i fatti. Questo è estremamente pericoloso per la nostra democrazia. In inglese questo messaggio sarebbe The sharing of bias and false news has become all too common, etc., etc. The sharing of bias and false news has become all too common on social media…. la Ecco, l’unica cosa che è veramente pericolosa per la nostra democrazia è proprio questo messaggio unificato del mainstream.
Il pensiero unico, controllato dall’alto, è diffuso in modo capillare tramite una rete tentacolare di media che fanno tutti capo alle stesse persone. Naturalmente la stessa tecnica della tv può anche essere usata per le testate giornalistiche”.
Il video integrale lo trovate qui: https://www.facebook.com/watch/?v=1348047435747236&extid=NS-UNK-UNK-UNK-IOS_GK0T-GK1C&mibextid=2Rb1fB&ref=sharing
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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