I nazisti con la propaganda resero l’olocausto ammissibile. “Ebrei subumani”. Per non dimenticare

La propaganda nazista ha reso possibile l’olocausto. In molti, passati quegli anni, ci chiediamo come sia stato possibile che tante brave persone siano state zitte, che in tanti abbiamo collaborato allo sterminio di un popolo. La risposta è tanto semplice quanto feroce: propaganda.

Prima li disumanizzarono, poi dietro loro la colpa di tutto quello che non andava e, così, giustificarlo la lotta contro di loro per arrivare allo sterminio.

Hanno negato persino la capacità degli ebrei di provare emozioni o sensazioni. Non erano propriamente umani. “Subumani e parassiti, gli ebrei vennero presto percepiti come un corpo estraneo, che traeva energia da quella nazione, avvelenandone la cultura, impadronendosi dell’economia e riducendo in schiavitù i suoi lavoratori”, spiega Focus in un interessante articolo.

Chi è responsabile della nostra miseria?” e un coro replicava: “Il sistema!“. “E chi c’è dietro al sistema?“, proseguiva la voce. “Gli ebrei“, faceva eco il coro. Questo accadeva il 27 giugno 1932, all’interno del Grunewald stadium di Berlino. 120mila persone ascoltarono questo dialogo a tutto volume.  Il regista dell’evento era il giornalista  Joseph Goebbels (1897-1945), nominato l’anno seguente ministro della Propaganda del primo gabinetto Hitler.

Si ripotava all’infinito che i giudei non avrebbero avuto pietà per la Germania, portandola alla rovina. Li accusarono persino di aver portato la Germania nella seconda guerra mondiale, loro era la colpa dal patto di Versailles (1919), che aveva condannato la Germania al pagamento di pesanti riparazioni di guerra. Loro era la colpa della crisi economica, partita dagli Usa e che rovinò e economie mondiali nel 1929.

Erano un nemico comune da abbattere. Rappresentavano una minaccia per la sopravvivenza della società tedesca e avrebbero “inquinato” la purezza della cosiddetta “razza ariana”. Erano il capro espiatorio perfetto. Tutto era colpa loro. Tutto quello che non funzionava.

“Non iniziò con le camere a gas. Non iniziò con i forni crematori. Non iniziò con i campi di concentramento e di sterminio. Non iniziò con i 6 milioni di ebrei che persero la vita. E non iniziò nemmeno con gli altri 10 milioni di persone morte, tra polacchi, ucraini, bielorussi, russi, yugoslavi, rom, disabili, dissidenti politici, prigionieri di guerra, testimoni di Geova e omosessuali.

Iniziò con i politici che dividevano le persone tra “noi” e “loro”. Iniziò con i discorsi di odio e di intolleranza, nelle piazze e attraverso i mezzi di comunicazione. Iniziò con promesse e propaganda, volte solo all’aumento del consenso. Iniziò con le leggi che distinguevano le persone in base alla “razza” e al colore della pelle. Iniziò con i bambini espulsi da scuola, perché figli di persone di un’altra religione. Iniziò con le persone private dei loro beni, dei loro affetti, delle loro case, della loro dignità. Iniziò con la schedatura degli intellettuali. Iniziò con la ghettizzazione e con la deportazione.

Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, quando la gente divenne insensibile, obbediente e cieca, con la convinzione che tutto questo fosse “normale”., così Primo Levi descrive quello che è successo.

Per non dimenticare mai. La normalità non prevede l’esclusione di nessuno.

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